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Pubblicato il Febbraio 27th, 2019 | by DDG

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Addio a Mark Hollis, l’artista della scomparsa

Aveva sempre scelto volontariamente di vivere in un altro mondo: Mark Hollis era diventato famoso nell’epoca del technopop, ma i suoi Talk Talk non erano rimasti confusi nell’ondata di band guidate dalle tastiere elettroniche. Quella voce particolare e le melodie dal retrogusto amaro li rendevano diversi dai tanti gruppi dai suoni di plastica oggi dimenticati.

I numerosissimi messaggi di commiato a un autore tanto riservato e defilato, provenienti da artisti e testate in un ventaglio incredibilmente ampio, testimoniano della stima di cui Hollis godeva, per il talento profuso in una discografia volutamente asciutta: cinque dischi con la band e uno da solista tra il 1982 e il 1998, prima di decidere che era meglio ritirarsi in famiglia, non sapendo come fare a essere un buon musicista e un buon padre. Ma a segnare musicisti e appassionati era stata anche la coerenza delle sue scelte, che lo avevano portato a derivare progressivamente verso la sperimentazione, invece di inseguire la ricchezza dei singoli da hit parade che aveva dimostrato di saper realizzare con mano sicura e originale.

Anche nella scelta della scomparsa era riuscito a essere normale, e quindi in effetti anomalo, col suo ritiro in famiglia privo degli strappi ostili di Lucio Battisti, o del mistero di Mina: terminata la missione, aveva deciso di voler essere padre piuttosto che musicista, concludendo la sua ricerca affascinante di una musica fuori dal tempo, intricata e originale, densa di mistero anche per lui che veniva dall’urgenza del punk piuttosto che dall’ambito della musica colta, oltre il jazz o il post-rock, dove oggi vengono catalogati alcuni suoi capolavori.

La rete è sommersa dalle dichiarazioni di tanti musicisti influenzati dall’arte di Hollis, destinato a essere commemorato tra i grandi moderni come Brian WilsonScott Walker: ma vale la pena ricordarlo con le sue stesse parole, prese da una vecchia intervista in cui spiegava – con la spigolosità usuale – quale fosse a suo avviso la modalità migliore per ascoltare la sua musica. Di notte, tardi, assolutamente. In un’atmosfera molto calma, senza distrazioni. Sicuramente non a una festa, forse dopo una cena. Ma devi concederle tutta la tua attenzione. Non devi mai utilizzare la musica come colonna sonora di sottofondo. Mai.



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