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Pubblicato il Dicembre 25th, 2016 | by Roberto Paravani

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Anthony Phillips – Dal limbo al paradiso e ritorno (2004 – 2019)

Ormai Phillips è totalmente assorbito dalle commesse che riceve nel campo della musica library e per la televisione con qualche sconfinamento nel mondo della pubblicità. Sulla sua vita artistica cala il silenzio interrotto dal qualche pubblicazione di puro recupero di materiale già registrato. Intanto viene completata l’opera di ristampe della Voiceprint con i 3 album mancanti: The geese & the ghost, Wise after the event e 1984. E questa volta tutte e tre le ristampe hanno una nuova confezione che prevede tra l’altro, un CD aggiunto con out-takes, mix alternativi ed altro materiale d’archivio del periodo; e finalmente vine alla luce la famosa Silver song.



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ANTHONY PHILLIPS – THE ARCHIVE COLLECTION VOLUME 2 (Blueprint, 2004) – Altro recupero di materiale d’archivio ed altro regalo per fan e completisti: due CD, questa volta completamente colmi, di demo, versioni alternative ed inediti registrati dal 1971 al 1988.





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ANTHONY PHILLIPS – ANTHONY PHILLIPS – FIELD DAY (Blueprint, 2005) – Finalmente nel 2005, a circa sei anni dall’ultima pubblicazione di materiale nuovo, ecco Field day, doppio imponente album, una sorta di ispiratissimo tributo alla chitarra, o meglio agli strumenti a corda visto che tutto il lavoro è suonato in solitaria da Ant con chitarre classiche a 6 e 10 corde, chitarre acustiche a 6 e 12 corde ma anche bouzouki, mandolini, charanga ed altri strani aggeggi sempre a corda e sempre acustici. La gestazione del lavoro è lunghissima, addirittura inizia nel 2001; ma Ant, come sappiamo ha altro da suonare e riserva al nuovo disco i ritagli di tempo libero. Inoltre, produrre library music significa utilizzare tastiere elettroniche per emulare tutti i suoni di una orchestra; quindi negli ultimi anni Ant ha quasi disimparato a suonare la chitarra, o meglio deve allenarsi per ritrovare l’agilità di un tempo. Trattandosi di un lavoro casalingo e in solitaria, non si capisce bene perché non lo abbia fatto rientrare nella serie Private parts and pieces; rimane comunque uno dei lavori più apprezzati dai fedeli anche se ascoltare altre 2 ore di musica per sola chitarra può risultare in alcuni momenti faticoso.



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ANTHONY PHILLIPS & JOJI HIROTA – WILDLIFE (Voiceprint, 2008) – Wildlife esce nell’aprile del 2008 e vede di nuovo al suo fianco il percussionista giapponese Joji Hirota: si tratta di materiale library registrato tra il 1994 e il 2003 principalmente per documentari sulla natura. E’ anche un sentito e doveroso omaggio a Nick Gordon, amico oltre che autore di molti documentari sugli animali per cui Ant ha scritto le musiche, deceduto per infarto a soli 51 anni nel 2004. Anche in questo caso, non è chiaro come mai un progetto del genere non sia rientrato nella “linea” Missing links.



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ANTHONY PHILLIPS – MISSING LINKS VOLUME 4: PATHWAYS & PROMENADES (Voiceprint, 2009) – Nel novembre del 2009 esce un nuovo capitolo, il quarto della serie dedicata alla produzione library; composto e suonato interamente da Ant, salvo una isolata partecipazione di Joji Hirota, vede anche la presenza di The golden road to Samarkand un pezzo pubblicato nel 2004 dalla rivista italiana Nobody’s Land.



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ANTHONY PHILLIPS – AHEAD OF THE FIELD (Voiceprint, 2010) – Nel giugno del 2010 si inaugura (forse) una nuova serie di album: Music for TV and film; esce infatti Ahead of the Field che contiene musica registrata nel 1985 per l’editore De Wolfe. Un lavoro breve, totalmente dominato da strumenti elettronici (batteria compresa), composto da Ant ma suonato da session-man (con qualche sovraincisione del titolare) e francamente, non riuscito.



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ANTHONY PHILLIPS & ANDREW SKEET – SEVENTH HEAVEN (Voiceprint, 2012) – Nel 2007 l’Universal chiede ad Ant di scrivere del materiale library di stampo orchestrale; Ant, durante l’estate dello stesso anno inizia a comporre il materiale richiesto, poi nel 2008 viene messo in contatto con Andrew Skeet, un giovane musicista, arrangiatore, compositore e direttore d’orchestra con un curriculum già imponente; Ant si occupa principalmente della composizione, Skeet provvede agli arrangiamenti. Ma sebbene quasi tutti i brani del doppio album siano composti da Ant, alla fine molti verranno accreditati alla coppia visto che il lavoro di Skeet ha aggiunto colore e sostanza, risultando alla fine determinante. La prima parte delle registrazioni si svolgono nel dicembre del 2008 a Praga con l’orchestra filarmonica e il coro della città di Praga diretti da Miriam Nemcova. La seconda parte viene effettuata a Londra con una sezione d’archi diretta da Skeet nell’ottobre del 2009. La terza fase delle registrazioni avviene negli studi di Abbey Road con una orchestra condotta ancora da Skeet nel novembre del 2011. Una parte del lavoro svolto termina in numerosi album library mentre il meglio di queste tre sessioni finisce su Seventh Heaven che esce nel maggio del 2012 per la Voiceprint. Il lavoro si articola in 35 brani; 6 sono pezzi di chitarra provenienti da Fields day cui Skeet con estremo gusto ed enormi difficoltà ha aggiunto un sottofondo orchestrale, un pezzo proviene da Pathways & promenades, il restante materiale è nuovo e tre pezzi sono proposti con due versioni diverse. Il risultato finale è uno dei punti più alti dell’intera carriera; non è chiaro quanto il talento di Skeet abbia amplificato quello di Ant, ma il lavoro è la definitiva conferma che Phillips è principalmente un compositore e non un semplice musicista e che le orchestrazioni sono il suo forte anche se in questo caso si è affidato a mani altrui. Risulta altresì evidente che quando il nostro ha a disposizione del tempo e qualche spicciolo per assoldare una orchestra, è in grado di produrre cose emozionanti quanto sbalorditive.



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ANTHONY PHILLIPS – PRIVATE PARTS & PIECES XI: CITY OF DREAMS (Voiceprint, 2012) – L’operazione Seventh Heaven purtroppo non ha assolutamente successo ed Ant ritorna mestamente alle produzioni a lui più consone in cui si muove (economicamente) meglio: sul finire del 2012 esce l’undicesimo capitolo della serie Private parts & pieces; la raccolta è strutturata in 31 frammenti sonori molto brevi, idee appena abbozzate la più lunga delle quali non arriva ai 4 minuti. Le registrazioni sono relativamente recenti e risalgono agli ultimi 8 anni; nel corso di questo lasso di tempo Ant ha messo da parte tutti quei brani che non erano adatti al suo lavoro per la televisione per poi riprenderli in mano di recente ed editarli con Pro-Tools, una modalità di lavoro mai adottata sinora e che sembra averlo convinto. L’album è interamente composto e suonato da Ant ed impostato quasi totalmente sulle tastiere elettroniche; poche chitarre, poco piano, pochissime percussioni sintetiche. Novità ormai clamorosa, in King of the mountains compare una chitarra elettrica. Un viaggio drappeggiato da tessiture elettroniche morbide ed avvolgenti, nulla a che vedere con l’elettronica dura e martellante di 1984. Ma anche con pochi mezzi a disposizione e dopo tutti questi anni creativamente intensi e logoranti, riesce a commuove ancora.



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HARVEST OF THE HEART: AN ANTHOLOGY (Esoteric Recordings, 2014) – Nonostante i continui insuccessi, c’è qualcuno che è fortemente interessato ad acquisire, valorizzare e ristampare il catalogo di Phillips: durante l’estate del 2014, Ant firma un nuovo contratto discografico con Esoteric Recordings, una etichetta del gruppo britannico Cherry Red che aveva già pubblicato nel 1985 l’antologia Harvest of the heart; “Sono felice di collaborare con Mark Powell di Esoteric Recordings e di riunirmi alla apprezzata Cherry Red Records dopo l’unica compilation che avevamo realizzato insieme a metà anni ’80. Il loro entusiasmo è stato caloroso e contagioso, e mi ha incoraggiato a prendere la decisione di mettermi presto al lavoro su un nuovo album composto di canzoni. Mi considero fortunato ad avere trovato una casa così felice per il mio ampio catalogo!” La prima pubblicazione della nuova etichetta è un box set di cinque CD intitolato proprio Harvest of the heart e contenente selezioni dai suoi album dal 1969 ad oggi con ben dieci brani mai pubblicati prima e Compression di Mike Rutherford, lato B del singolo del 1980 Working in line, finora mai pubblicato su CD.



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STRINGS OF LIGHT (Esoteric Recordings, 2019) – Da quando Anthony Phillips ha firmato per Esoteric Recordings, una serie infinita di pubblicazioni ha invaso il mercato: cofanetti antologici arricchiti da inediti e ristampe dei vecchi lavori arricchite anch’esse da molto materiale sconosciuto o raro. Questo è finalmente un “vero”, nuovo album a ben sette anni da quel fatidico 2012 in cui videro la luce ben due lavori di gran pregio. Peccato che questo nuovo lavoro sia una piccola delusione visto che per l’occasione Ant ha composto e registrato ben ventiquattro brani musicali utilizzando solo le numerose chitarre della sua collezione e con pochissime sovraincisioni avvertibili: un lavoro semplice, esiguo anche se lunghissimo, monotematico, che avrebbe avuto una sua giusta collocazione nell’ambito della serie PRIVATE PARTS AND PIECES e che fuori da quel contesto sembra limitato. In effetti già nel 2005 era stato pubblicato un doppio album registrato in solitaria alla chitarra, FIELD DAY; ma proprio per questo non c’era forse ragione di farne un altro e visto i sette anni di attesa passati, ci si aspettava qualcosa di più complesso oltre una produzione più ricca. Il fascino discreto delle composizioni di Ant, la malinconica poesia delle sue melodie, l’eleganza delle sue chitarre continua a stregare qua e là ma purtroppo non c’è nulla di nuovo e la sensazione di già sentito permea la sin troppo lunga scaletta.



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