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Pubblicato il Gennaio 25th, 2017 | by Luca Benporath

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Beledo – Dreamland Mechanism (2016)

Tracklist
1. Mechanism
2. Bye Bye Blues
3. Marylin’s Escapade
4. Lucilla
5. Sudden Voyage
6. Big Brother Calling
7. Mercury In Retrograde
8. Silent Assesment
9. Budjanaji
10. Front Porch Pine

Etichetta Moonjune Records/CD

Durata 55’31”

Personell
Beledo (electric guitar, violin, keyboards) ● Lincoln Goines (electric bass) ● Gary Husband (drums) ● Endang Ramdan (Sundanese kendang percussion) ● Cucu Kurnia (Sundanese kendang and metal percussion) ● Tony Steele (electric bass) ● Doron Lev (drums) ● Dewa Budjana (2nd electric guitar solo, background electric guitar on track 9) ● Rudy Zulkarnaen (electric bass)

Ci sono due musicisti britannici che hanno sempre avuto un’ammirazione praticamente sconfinata da parte del pubblico a stelle e strisce: John McLaughlin e Allan Holdsworth. Il primo, in particolare come leader indiscusso della Mahavishnu Orchestra (per chi non lo sapesse, gruppo seminale del jazz-rock dei primi anni settanta): con la Mahavishnu McLaughlin riuscí in un paio di anni e prima di molti altri a diventare la referenza del genere in tutto il mondo, soprattutto in USA, dove la band nel periodo 1971/74 era in tour costante. Il secondo, dopo esser divenuto uno dei capostipiti del jazz britannico, è letteralmente esploso negli anni ottanta con la tripletta IOU/ROAD GAMES/METAL FATIGUE, collaborando con mostri sacri come Virgil Donati, Chad Wackerman e Gary Husband. Cosa c’entrano questi due musicisti con DREAMLAND MECHANISM? Ad ascoltare l’ottimo album di Beledo, chitarrista uruguagio trapiantato nella Grande Mela, il tributo pagato ai due maestri è evidente, ma non costituisce un peccato. Non ci troviamo infatti di fronte ad un semplice replicante, bensì a un signor musicista, che si avvale della collaborazione di gente del calibro di Dewa Budjana, Lincoln Goines e del giá citato Husband (vero e proprio trait d’union avendo collaborato sia con John che con Allan). L’album, aperto dalla piacevole Mechanism, é un lavoro dalle due facce: i primi brani sono molto legati al periodo Mahavishnu, con il violino dello stesso Beledo in buona evidenza. La seconda parte invece è nettamente piú holdsworthiana, come nel brano Big Brother Calling, il che ci fa pensare che il musicista sudamericano abbia una “doppia personalità” musicale. Un prodotto di altissima qualità, come del resto quasi tutti quelli sfornati dalla Moonjune, piccola etichetta newyorkese che privilegia la qualità piuttosto che le quantità delle release. Un lavoro davvero ottimo.

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