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Pubblicato il Maggio 29th, 2017 | by Lorenzo Barbagli

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Bubblemath – Edit Peptide (2017)

Tracklist

1. Routine Maintenance
2. Avoid that Eye Candy
3. Perpetual Notion
4. A Void that I Can Depart To
5. Get a Lawn
6. Making Light of Traffic
7. Destiny Repeats Itself
8. The Sensual Con

Etichetta Cuneiform Records/CD

Durata 63’55”

Personell Blake Albinson (Electric guitar, acoustic guitar, nylon string guitar, keyboards, tenor sax, vocals) ● Jay Burritt (Electric bass, fretless synth bass, fretless electric bass, upright electric bass, vocals) ● Kai Esbensen (Keyboards, vocals) ● James Flagg (Drums, percussion, vocals) ● Jonathan G. Smith (Vocals, electric guitar, acoustic guitar, flute, clarinet, chimes, gong, glockenspiel, xylophone, mountain dulcimer, mandolin, banjo)

Sono passati ben quindici anni da quando i Bubblemath debuttarono con il sorprendente SUCH FINE PARTICLES OF THE UNIVERSE, un’opera prima che non mancò di destare interesse nella comunità progressive rock. Da quel momento è iniziata l’attesa per il secondo capitolo, confermato e annunciato dal gruppo ma che, con il passare degli anni, era diventato una vera e propria chimera. Per giustificare un tale gap temporale, i Bubblemath hanno parlato di una serie di sfortunati eventi legati a inconvenienti tecnici e a problemi familiari e logistici: in questo modo persino ritrovarsi anche solo poche ore alla settimana per provare il materiale era diventato difficoltoso. In effetti mixare e editare una bestia come EDIT PEPTIDE deve essere stato un incubo. Il frenetico taglia e cuci dei Bubblemath potrebbe trovare forse un parallelismo nel primo Mike Keneally, suggerendo di scomodare anche il fantasma di Zappa, ma i suoni orditi dalla band sono assolutamente unici. I costanti e convulsi cambi di traiettoria seguono di pari passo le liriche, ancora una volta intrise di ironia e giochi di parole. In definitiva, la lunga incubazione a cui è stato sottoposto EDIT PEPTIDE non ne ha intaccato la freschezza e anzi, esso si pone come un gigante in grado di spazzare via qualsiasi concorrente. Senza alcuna pietà i Bubblemath ci catapultano immediatamente nei dodici minuti di evoluzioni da capogiro di Routine Maintenance, accostando contrappunti dissonanti e ardite involuzioni armoniche. All’interno si trovano acrobazie disorientanti di botta e risposta tra strumenti e fusion cubista incline all’accumulo di deviazioni. Su Destiny Repeats Itself viene messa un’idea sul piatto, introducendola con una ritmica latinoamericana, che poi i Bubblemath si divertono a smontare e rimontare attraverso incursioni fusion ed electro-prog. Il massimo che la band può offrire in quanto a immediatezza è dato dagli allegri passaggi funky e jazz di Avoid That Eye Candy e infatti Perpetual Notion ci riporta su sentieri così musicalmente ingegnosi da procurare vertigini nel suo svolgersi a spirale. L’alto livello nell’abilità compositiva viene mantenuto tanto nelle atmosfere più melodiose di A Void That I Can Depart To e Get a Lawn, quanto in quelle più aggressive di The Sensual Con. Inoltre, l’uso di strumenti insoliti tipo banjo e xilofono in un pezzo come Making Light of Traffic – plasmato similmente al flash rock degli Utopia di Todd Rundgren e a una versione post moderna della scuola di Canterbury – è imprevedibile e creativo tanto nell’alimentare la tensione melodica quanto nel dettare la ritmica. Ma la cosa più incredibile ascoltando EDIT PEPTIDE è che nelle sue continue evoluzioni non dà l’idea di toccare generi ben precisi come metal, jazz, classica, folk, ma piuttosto di fluttuare in un universo a sé stante. Questa è musica che, molto semplicemente, si spinge ai limiti nella frenetica ricerca di qualcosa di nuovo, in due parole: “progressive rock” nella sua accezione più compiuta.

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