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Pubblicato il Settembre 1st, 2016 | by Roberto Paravani

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Christina – The Light (2015)

Tracklist
1. Full Stop
2. Stay
3. Legend In The Making
4. Disappeared
5. When The Darkness Falls
6. The Anger In Your Words
7. The Same Old Road
8. Last Breath
9. The Light

Etichetta Tigermoth Records/CD

Durata 42’10”

Personell
Christina (lead vocal) ● Robert Reed (keyboards, bass, guitar) ● Andy Edwards (drums) ● Fran Murphy (backing vocals) ● Andy Tillison (Hammond organ) ● John Mitchell (guitar, vocals) ● Theo Travis (saxophone, flute) ● Dan Nelson (fretless bass) ● Chris Fry (guitar)

Gli ultimi anni non sono stati semplici per Christina Booth: la brava cantante si è infatti trovata a dover fronteggiare un tumore al seno, oltre alla perdita dei suoi genitori. Ora, dopo un periodo di ansie e terapie, il male sembra sconfitto e la cantante torna con un secondo album a proprio nome dopo Broken Lives And Bleeding Hearts del 2010. Come nel debutto solista, i testi sono scritti dalla stessa Christina mentre le note sono affidate alle idee del partner musicale di sempre, quel Robert Reed che collabora da tempo con lei nei Magenta e in diversi altri progetti. In questo secondo capitolo però la personalità della cantante gallese è lievitata e il suo contributo risulta decisamente più robusto rispetto all’esordio. L’album comprende nove brevi canzoni di stampo cantautorale, ballate che ovviamente nei suoni e nelle costruzioni melodiche riportano ai Magenta, senza però avere quell’afflato sinfonico tipico del gruppo madre. Per stessa ammissione della cantante, sia l’umore dei testi sia il carattere del disco hanno connotazioni malinconiche, conseguenza diretta di un periodo, come già detto, denso di angosce. Christina esplora il dolore della malattia e della perdita dei suoi genitori, medita sul senso della mortalità. Però il titolo e la cover sottintendono un messaggio di speranza, ora che lo stato d’animo dell’artista è tornato alle condizioni migliori. La musica, come da tradizione di famiglia, è un delizioso esercizio di grazia pensato con gusto e suonato con eleganza, senza momenti di appannamento e, soprattutto senza forzature. Tra i collaboratori troviamo anche alcuni nomi di una certa importanza nel panorama prog-rock inglese come John Mitchell (It Bites, Arena e altri mille progetti), Andy Tillison (The Tangent) e soprattutto il grande Theo Travis (Soft Machine Legacy, Robert Fripp e Steve Wilson). Un disco che non sposta di una virgola il corso del rock per quanto è semplice e lineare, ma che riesce comunque ad incantare chi ascolta grazie a un campionario di struggenti melodie.

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