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Pubblicato il Settembre 11th, 2016 | by Paolo Carnelli

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Echolyn – I Heard You Listening (2015)

Tracklist
1. Messenger of All’s Right
2. Warjazz
3. Empyrean Views
4. Different Days
5. Carried Home
6. Once I Get Mine
7. Sound of Bees
8. All This Time We’re Given
9. Vanishing Sun

Bonus track on digital download:
10. Love, Why Weren’t You Missed

Etichetta Self production /CD

Durata 60’03”

Personell
Raymond Weston (lead & backing vocals, bass) ● Brett Kull (el & ac guitars, lead & backing vocals) ● Christopher Buzby (piano, Hammond organ, Wurly, synths, glokenspiel, backing vocals) ● Paul Ramsey (drums, percussion, glokenspiel, backing vocals) ● Thomas Hyatt (bass, guitar, backing vocals). Guest musicians: Jacque Varsalona (backing vocals)

Stavolta l’attesa è stata decisamente più breve. Meno della metà rispetto all’ultima volta, quando sommessamente qualcuno era arrivato addirittura a pensare: “li abbiamo persi”. Il “disco delle finestre”, come è stato ribattezzato dai fan l’ottimo doppio album del 2012, ha evidentemente rimesso in carreggiata la band statunitense, che sembra essere ormai entrata nella piena maturità della sua fase creativa. Messi da parte il trapezio e i giochi di prestigio, rispolverati l’hammond, il piano acustico e il wurlitzer, gli Echolyn si presentano al pubblico senza maschere e paillette ma non per questo dimessi, anzi. Picchiano duro più di prima, senza però mai perdere di vista l’obiettivo primario, che è quello di provare a dare una forma musicale coerente alle proprie emozioni. Musica autentica, senza filtro, spigolosa, dove però la sorpresa, l’imprevisto, è sempre dietro l’angolo. Ideali Gentle Giant del nostro tempo lo sono sempre stati, ma ora gli Echolyn sembrano voler prendere dalla tavolozza dei fratelli Shulman solo la parte più viscerale e muscolare, pur mantenendo intatte le consuete brillanti polifonie vocali, sviluppando un senso del groove e una compattezza sonora che lasciano senza fiato. Ma c’è qualcosa in più, ancora. Una deriva onirica, visionaria, che emerge per ora solo nei dettagli, nelle fessure delle canzoni, e da cui ogni tanto filtra una luce strana e surreale. Anche stavolta gli Echolyn sperimentano con nuovi ingredienti, nella fattispecie la voce di Jacque Varsalona, unico elemento esterno presente in alcuni (tre) dei brani. Il suo apporto risulta assolutamente cruciale: la sua è una voce – strumento che accenna contrappunti nella lontana distanza, che emerge nella nebbia, testimoniando forse un’attrazione latente del gruppo per le atmosfere surreali del maestro Robert Wyatt o per le derive di band più recenti come gli islandesi Sigur Ros. Già il titolo dell’album, del resto, contribuisce ad alimentare una sottile inquietudine, un disagio particolarmente presente anche nei testi scritti dal cantante Ray Weston. Per dare voce a tutto questo, gli Echolyn decidono di suonare a cuore aperto e di aumentare il tasso di psichedelia presente nel loro dna. Ma poi come al solito, quando è il momento di riporre la sciabola, dimostrano di sapersela cavare bene anche con il fioretto. Il contenuto di “Ti ho sentito ascoltare” è corposo, acre, saturo, probabilmente poco rassicurante. E per questo convincente e bellissimo.

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