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Pubblicato il Agosto 31st, 2016 | by Vincenzo Giorgio

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John Greaves – Piacenza (2015)

Tracklist
1. The Price We Pay
2. Summer On Ice
3. Earthly Powers
4. The Thunderthief
5. The Green Fuse
6. La Lune Blanche
7. Chanson d’Automne
8. Walking On Eggshells
9. The Same Thing
10. Dead Poets
11. The Trouble With Happiness
12. Bad Alchemy
13. Kew.Rhône
14. How Beautiful You Are
15. The Song
16. Sea Song

Etichetta Dark Companion/CD

Durata 63’18”

Personell
John Greaves (Steinway grand piano, vocals) ● Annie Barbazza (vocals and piano on Sea Song, background vocals on The Song) ● Paola Tagliaferro (background vocals on The Song)

Era dal 2011 che John Greaves non dava notizie di sè (Divine Ignorante, a completare il dittico dedicato al “maledetto” Paul Verlaine). Poi eccolo, d’improvviso, uscire nel 2015 con ben tre lavori: uno con gli Artaud Beats (quartetto avant-garde comprendente anche Yumi Hara, Geoff Leigh e Chris Cutler) e i solisti Verlaine Gisant? (su testi di Emmanuel Tugny) nonchè, appunto, Piacenza, registrato “live” il 22 maggio 2015 al Conservatorio Nicolini in occasione del Festival “Musiche Nuove a Piacenza”. A dire il vero non è la prima volta che il Nostro pubblica un live in perfetta solitudine (Loco Solo: Live In Tokyo del 2001 è un ottimo precedente) così come non è nemmeno una novità che l’ex National Health si conceda una sosta per un “upload” del suo sempre più ricco “songbook” (come non dimenticare il bellissimo e, per certi versi, irragiungibile Songs del 1993 con ri-arrangiamenti per lo meno sublimi?). Tuttavia questo Piacenza non delude affatto… anzi. Perchè, nel frattempo, la sua voce, se possibile, si è fatta ancor più drammatica e scavata, ricca di colorazioni chiaroscurali, così come il suo pianismo: sempre più rarefatto e nervoso in bilico tra Kurt Weil, Eric Satie e Claude Debussy insufflato di eteree diramazioni jazzy. Al pathos di The Price We Pay il compito di Crepuscolare Rito Iniziatico e alle sinistre fragranze di Earthly Powers (poi “doppiata” dall’austera The Green Fuse) l’onere di insufflare liquidi spiragli melodici, preludio al dittico verlaniano (La Lune Blanche, Chanson d’Automne). Non manca nemmeno un omaggio alla feconda collaborazione con Peter Blegvad: la mitteleuropea Bad Alchemy, l’afrore metafisico-dadaista di Kew. Rhone, How Beautiful You Are, ballad malata di d’insonnia, ma, soprattutto, il mistero melodico di The Song che, con l’ottimo contributo di Annie Barbazza e Paola Tagliaferro, riesce (per un attimo solo però…) a farci dimenticare l’inarrivabile versione di Robert Wyatt. Già, il vecchio caro Bobby… sarà un caso se il suo ex collaboratore nonché grande estimatore e amico gli ha riservato la conclusiva Sea Song?

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