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Pubblicato il Settembre 6th, 2016 | by Paolo Formichetti

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Pendragon – Man Who Climbs Mountains (2014)

Tracklist
1. Belle Ame
2. Beautiful Soul
3. Come Home Jack
4. In Bardo
5. Faces Of Light
6. Faces Of Darkness
7. For When The Zombies Come
8. Explorers Of The Infinite
9. Netherworld

Etichetta autoproduzione

Durata 63’45”

Personell
Nick Barrett (vocals, guitar) ● Peter Gee (bass) ● Clive Nolan (keyboards, vocals) ● Craig Bundell (drums)

Dopo l’intervallo di tre anni che negli ultimi tempi scandisce le loro realizzazioni discografiche, ecco che i Pendragon danno un seguito a Passion, album che aveva rappresentato la terza tappa di un progressivo percorso di allontanamento dai canoni stilistici tipici del new prog inglese. Nulla di sconvolgente, sia chiaro, ma dopo vent’anni passati a ricalcare con maestria le orme di Genesis, Pink Floyd e Camel, nel 2005 il leader del gruppo, Nick Barrett aveva iniziato con Believe a introdurre elementi e influenze diverse fino a spingersi nel già citato Passion nei territori del rap o persino dello yodel. Il tutto, sia ben chiaro, sempre in dosaggi omeopatici, forse con il duplice intento di non scontentare i vecchi fan e contemporaneamente di accalappiarne di nuovi. Dopo simile premessa risulta evidente quanto fosse grande la curiosità di vedere dove sarebbero andati a parare i Pendragon, a maggior ragione dopo che la band aveva visto l’innesto di un nuovo membro, il batterista Craig Bundell a sostituire il bravo Scott Higham. Chi si aspettava nuovi “coraggiosi” passi in avanti rimarrà forse deluso, in quanto in questo Men Who Climb Mountains la band torna un po’ sui suoi passi, richiamando gli antichi fasti fatti di ballad malinconiche (l’intro Belle ame), deliziose melodie eseguite da cori magniloquenti (Beautiful soul o Explorers of the infinite), sognanti assoli di chitarra (Come home Jack, Faces of light) e di tastiera (In bardo), magari non lunghi come in passato ma sempre di gran gusto. Come nei lavori più recenti c’è sempre spazio qui e là per qualche schitarrata un po’ più dura che strizza l’occhio al prog metal, ma in generale si assiste a una sorta di “ritorno del figliol prodigo” nel confortevole ambito del new prog, sicuramente non innovativo, ma fatto di brani solidi e sempre molto piacevoli all’ascolto.

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