Live report

Pubblicato il Agosto 27th, 2016 | by Paolo Carnelli

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RANESTRANE – Roma, Locanda Atlantide, 09/12/2014

In un contesto surreale ma paradossalmente in linea con le atmosfere cupe dello spettacolo, come la fatiscente e decadente Locanda Atlantide di Roma, le RanestRane sono tornate a proporre dal vivo dopo molti anni il loro primo cineconcerto, originariamente pubblicato nel 2007…

La pellicola Nosferatu il principe della notte di Werner Herzog (con Klaus Kinski, Isabelle Adjani e Bruno Ganz) ha così potuto accompagnarsi ancora una volta, in maniera totalmente sincretica, con le musiche e i testi scritti appositamente dal gruppo romano, dando origine a quella magia che da sempre rende il progetto delle Rane unico al mondo. Dei tre cineconcerti finora realizzati dalle RanestRane, Nosferatu è indubbiamente quello più rock: sul palco la band sbuffa e scalpita, il suono è macina che a tratti travolge il pubblico in modo quasi rabbioso; fortunatamente la qualità di ascolto è tutto sommato buona nonostante le condizioni tecniche non ottimali. Chi già conosceva la versione in studio, avrà sicuramente avuto modo di apprezzare l’apporto fondamentale di Maurizio Meo al basso e contrabasso, all’epoca non ancora coinvolto nel progetto, e la maturazione vocale di Daniele Pomo, batterista / cantante dallo straordinario talento poetico. Chi non aveva mai ascoltato l’album, sarà rimasto probabilmente catturato dal pianoforte denso e lirico di Riccardo Romano, vero e proprio filo conduttore dell’opera, o dalle chitarre multiformi di Massimo Pomo, sempre in grado di bilanciare la raffinatezza di un David Gilmour con l’anticonformismo espressionistico di un Johnny Greenwood. Più di tutto, nella riproposizione multimediale delle Rane, i vari piani narrativi del romanzo di Stoker emergono finalmente nitidi nella loro complessità: la storia d’amore tra Lucy e Jonathan, l’epopea del Conte Dracula, sono solo le escrescenze di una vicenda che vuole scandagliare piuttosto problematiche universali come il passare del tempo e il rapporto imperscrutabile tra la vita e la morte, di cui la condizione del Conte vampiro rappresenta una insostenibile terra di mezzo. Complimenti quindi alle Rane, la cui proposta deve non solo essere sostenuta e apprezzata, ma soprattutto annoverata come una forma d’arte nuova e di grande valore.

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