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Pubblicato il Settembre 7th, 2016 | by Paolo Formichetti

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Robert Reed – Sanctuary (2014)

Tracklist
1. Part 1
2. Part 2

Etichetta Tigermoth  Records

Durata 38’50”

Personell
Robert Reed (Grand Piano, Electric Guitars, Acoustic Guitar, Nylon Guitar, 12 String Guitar, Bass Guitar, Mandolin, Glockenspiel, Vibraphone, Marimba, Timpani, Gran Cassa, Recorders, Solina String Ensemble, Roland Sh200, Farfisa Organ, Sleigh Bells, Orchestral Snare, Table, Banjo, Bodhran, Tubular Bells)

Il posticino che Mike Oldfield occupa nella storia della musica è dovuto, lo sanno tutti, a quel capolavoro di Tubular Bells, che a soli 20 anni il buon Mike registrò per la neonata Virgin di Richard Branson. A dire il vero l’impatto che la sua musica ebbe su Branson fu tale da convincere quest’ultimo a fondare un’etichetta discografica proprio allo scopo di produrre e commercializzare il disco. La lungimiranza del discografico venne premiata da un successo planetario, fatto di milioni di copie vendute e reso ancora più globale grazie all’inclusione di alcune partiture nientemeno che nella colonna sonora dell’Esorcista, uno dei campioni di incasso del cinema di genere. Tubular bells consisteva di due lunghe suite quasi interamente strumentali, caratterizzate da una geniale mescolanza di rock progressive del tipo più melodico, musica new age, folk e vedeva il bravissimo Oldfield occuparsi in solitario di tutti gli strumenti. A più di 40 anni di distanza dalla sua pubblicazione, il multi strumentista Robert Reed (che all’età di 7 anni rimase così ispirato da quel disco tanto da decidere che avrebbe a tutti i costi intrapreso la professione di musicista) ha deciso di omaggiare proprio Tubular bells pubblicando a suo nome un’opera che ne è profondamente influenzata e che vuole essere una sorta di omaggio a quella vera e propria pietra miliare del rock. In questo Sanctuary infatti, il musicista inglese, si occupa di ogni sorta di strumenti, dalle chitarre ai fiati, dalle tastiere alle percussioni e realizza due suite piacevolissime che catturano alla perfezione lo spirito del capolavoro di Oldfield. Nelle due suite si alternano fraseggi di flauto dal sapore celtico, lirici assoli di chitarra, deliziosi arpeggi acustici, vocalizzi melodiosi (da parte di un coro ospite) di tale bellezza che si stenta a credere di non essere al cospetto di un qualche inedito ripescato dalle nebbie degli anni ’70. A impreziosire il tutto va segnalata una registrazione di ottima qualità realizzata con l’ausilio di  Simon Heyworth e Tom Newman, co-produttori di Tubular Bells.

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