Audio

Pubblicato il Dicembre 4th, 2016 | by Roberto Paravani

0

The Rolling Stones – Blue & Lonesome (2016)

Tracklist
1. Just your fool
2. Commit a crime
3. Blue and lonesome
4. All of your love
5. I gotta go
6. Everybody knows about my good thing
7. Ride ‘em on down
8. Hate to see you go
9. Hoo Doo Blues
10. Little rain
11. Just like I treat you
12. I can’t quit you baby

Etichetta Polydor/CD

Durata 42’42”

Personell
Mick Jagger (vocals, harmonica) ● Keith Richards (guitar) ● Ronnie Wood (guitar) ● Charlie Watts (drums) ● Eric Clapton (slide guitar on Everybody Knows About My Good Thing and guitar on I Can’t Quit You Baby) ● Darryl Jones (bass guitar) ● Matt Clifford (keyboards) ● Chuck Leavell (keyboards) ● Jim Keltner (percussion on Hoo Doo Blues)

Nel 1964 i Rolling Stones erano un giovane gruppo ormai affermato, che suonava a proprio modo il blues dei maestri afro-americani. Oggi si direbbe: erano un cover band, ma a quanto racconta Richards nella sua “stupefacente” autobiografia, era ben contento di quella vita, si sentiva appagato, arrivato. Poi il loro manager Andrew Loog Oldham costrinse lui e Jagger a scrivere una canzone, chiudendoli fisicamente in una stanza: “Con As Tears Go By non stavamo cercando di scrivere un brano pop e commerciale, eppure il risultato fu quello. Sapevo ciò che Andrew voleva da noi: non uscite di lì con un blues, tantomeno con una parodia o una copia, uscite con qualcosa di vostro. Una bella canzone pop non è poi così facile da scrivere. Fu uno shock, quella nuova possibilità di comporre il nostro materiale, la scoperta di un dono che non sapevo di possedere. Una rivelazione degna di Blake, un’epifania”. Da quel momento la storia del gruppo e, se permettete, del rock cambiò drasticamente. Jagger e Richards costruirono giorno per giorno uno sterminato repertorio di canzoni, sostanzialmente originale per quanto intriso di tutto ciò che andava di moda ma sempre poggiando su fondamenta blues, che li avrebbe portati ad essere ciò che sono oggi, tra eccessi e successi, trasgressioni e ammiccamenti, intuizioni e marketing. Adesso però i quattro reduci ormai ultrasettantenni decidono di ricordare nel migliore dei modi i loro maestri e suonare la musica che li ha realmente ispirati e che ancora amano, con una mossa fuori dalle logiche di mercato: un album registrato con estrema naturalezza in tre giorni, in uno studio attrezzato di macchinari analogici, caratterizzato da un suono caldo e polveroso di altri tempi. Dodici canzoni firmate svariati decenni or sono da gente come Willie Dixon, Howlin’ Wolf, Memphis Slim. Coinvolti nel progetto il produttore Don Was e pochi sperimentati collaboratori, cui si è aggiunto in un paio di pezzi Eric Clapton, vecchio amico anch’egli incline al blues, che stava registrando nella sala accanto il suo nuovo album I still do. Sorpresa nella sorpresa, la ringhiosa prestazione sia alla voce che all’armonica di Jagger, uno, per intenderci, che qualche anno fa sculettava in video-clip patinati convinto di poter diventare il Michael Jackson bianco e di poter fare a meno degli Stones. L’unica cosa negativa del progetto – oltre l’orrida copertina – è il fatto che a quanto sembra, non sarà l’ultimo disco della loro straordinaria carriera.

Tags: , ,


Articolo a cura di



Lascia un commento