Libri

Pubblicato il Agosto 8th, 2016 | by Roberto Paravani

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Donato Zoppo – Prog. Una suite lunga mezzo secolo (2011)


Casa editrice Arcana/Libro

Pagine 352

Ennesimo libro sul progressive rock. Ma questa volta con un taglio diverso. A mia memoria, quasi tutti i trattati che affrontano questo genere musicale dai confini così vaghi, sono sempre stati strutturati in schede, vuoi per artista, vuoi per album. Questa volta invece si racconta la storia del prog come fosse un romanzo, un racconto che si snoda da Rubber Soul ai giorni nostri. Ad occuparsene è Donato Zoppo, giovane ma già esperto giornalista, collaboratore di Jam, con un bel po’ di libri pubblicati alle spalle. Zoppo parte descrivendo tutte le vibrazioni che, dai tempi dei Beatles, fluttuavano nell’aria inglese, ogni tipo di idea che allontanava il rock dalla struttura pensata dai padri fondatori americani. I cambiamenti negli arrangiamenti, nei testi, nei suoni. Descrive le necessità, di chi proponeva musica, di dilatare i tempi delle composizioni, alla faccia dei discografici e delle classifiche. La descrizione di un successo planetario per molte band del genere e quindi del genere stesso. E poi la crisi, le nuove leve che incalzano i dinosauri mentre il punk incalza tutti. Sino alla decadenza, almeno in termini di vendite, dei nostri tempi grami. Come credo sia giusto, gran parte del libro è riservata agli albori e al periodo aureo, che vanno ad occupare quasi metà delle pagine. Un po’ inaspettatamente, una fetta corposa del libro viene dedicata alle scuole nazionali; quindi spazio alla scena italiana e tedesca come è ovvio, ma anche scandinava, iberica, sudamericana e ad altre minori, e questo lo è un po’ meno. Il pregio e anche il limite del libro risiede nella estrema sintesi con cui sia trattata una materia così ampia per sottogeneri e per durata temporale, in così tutto sommato poche pagine. Personalmente lo ritengo un pregio; descrivere tutto quello che c’è stato di importante in oltre 40 anni senza enfasi e con un briciolo di spirito critico, non è cosa da poco. E’ altresì probabile che alcuni dei ‘bravi ragazzi del rock progressivo’, assetati di dettagli infinitesimali, potranno trovare l’opera superficiale o peggio ancora incompleta. Prefazione dell’ex Moody Blues, Ray Thomas.

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