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Pubblicato il Maggio 23rd, 2017 | by DDG

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Moulettes – Preternatural (2016)

Tracklist
1. Behemooth
2. Underwater painter
3. Coral
4. Hidden World (Halicephalobus Mephisto)
5. Pufferfish Love
6. Patterns
7. Rite Of Passage
8. Medusa
9. Parasite
10. Bird Of Paradise (Part II)
11. Silk

Etichetta C.R.A.F.T. Pop Records/CD

Durata 44’54”

Personell
Oliver Austin (Drums, Percussion, Noises, Guitar, Synth, Vocals) ● Raevennan Husbandes (Vocals, Electric Guitar, Baritone Guitar) ● Hannah Miller (Vocals, Cello, Autoharp, Synth, Noises) ● Jim Mortimore (Electric Bass, Double Bass, Moog Bass, Baritone Ukulele, Baritone Guitar, Vocals) ● Ruth Skipper (Vocals, Bassoon, Autoharp) ● Anja McCloskey (Piano) ● Campbell Austin (Vocals) ● Fred Kinbom (Pedal Steel Guitar)

Gli inglesi Moulettes sono autori di uno tra i più sorprendenti ed emozionanti dischi del 2016: PRETERNATURAL. Un ambizioso concept album su mostri e demoni con un suono tra prog e folk, canzoni brevi e dense di armonie vocali (le tre voci femminili sono una delle cifre del disco) e incroci elettronici e acustici, dove i riff delle aggressioni sonore vengono da violoncelli e fagotti, anziché da chitarre distorte. Fondati nel 2002 a Glanstonbury, i Moulettes hanno sviluppato negli anni un art-rock personale (“pop artigianale”, dicono loro), che in PRETERNATURAL, con l’arrivo della cantautrice rock Raevennan Husbandes, si è evoluto in qualcosa di particolarmente impressionante (“Big sound! Impossibly, inimaginably, heart stoppingly, colossally loud!”, come cantano in Behemooth). La presenza di Jim Mortimer, figlio del batterista di THREE FRIENDS, rafforza il collegamento automatico tra Moulettes e Gentle Giant: ma l’apertura rock della trascinante Behemooth evoca piuttosto dei King Crimson alternativi, e a dare il tono pop alle successive Underwater painter e Coral sono melodie vocali alla Kate Bush, riferimento che torna anche nei momenti più lirici (Bird of Paradise – Part II, dove la strofa eterea viene contrastata dal minaccioso inno del ritornello). Quando l’atmosfera, sempre sottilmente inquietante, diventa elettronica (Patterns, rarefatta (Medusa) o addirittura danzereccia (Pufferfish love) emergono anche echi di Bjork. Ma è nel bilanciamento dei vari ingredienti di canzoni art-rock come Parasite che si vede pienamente la personalità del quintetto, che riesce a far convivere nei 3’30’’ standard suoni folk, ritmi irregolari, aperture rilassate elettroniche e ritornelli che restano in testa. PRETERNATURAL cattura l’attenzione anche dopo numerosi ascolti, e il salto evolutivo rispetto ai lavori precedenti prefigura ulteriori sviluppi: la fondatrice Ruth Skipper, fagottista e voce/immagine antagonista ad Hannah Miller, ha purtroppo intanto abbandonato la band per dedicarsi a tempo pieno alla sua carriera di medico, lasciando spazio alla Husbandes e a un suono più rock. Speriamo che in futuro un produttore esterno possa rendere la proposta musicale del gruppo ancora più “heart stoppingly, colossally loud!”

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