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Pubblicato il Ottobre 27th, 2021 | by Antonio De Sarno

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Asia Minor – Points of Libration (2021)

Tracklist
1. Deadline of a Lifetime
2. In The Mist
3. Crossing In Between
4. Oriental Game
5. The Twister
6. Melancholia’s Kingdom
7. Urban Silk
8. Radyo Hatirasi

Etichetta AMS/CD

Durata 56’55”

Personell
Setrak Bakirel (vocals, guitar) ● Eril Tekeli (flute, guitar) ● Evelyne Kandel (bass) ● Micha Rousseau (keyboards) ● Julien Tekeyan (drums)

Rumori d’ambiente e un lontano synth introducono il tanto atteso quanto francamente inaspettato ritorno degli Asia Minor, gruppo di culto di origine franco-turca, conosciuto dagli estimatori per due bei dischi pubblicati tra il 1979 e il 1980, sicuramente influenzati da una certa produzione di Camel, Focus e Jade Warrior.

Il basso fretless costruisce lentamente l’atmosfera morbida fino all’arrivo di una corposa batteria e così parte il dialogo senza parole tra chitarra elettrica e synth. Con l’arrivo della voce di Setral Bakirel, inconfondibile nella sua pronuncia inglese, siamo pienamente in territorio Asia Minor. Accanto ai due fondatori (l’altro è Eril Tekeli al flauto e chitarra) troviamo Evelyne Kandel al basso, Micha Rousseau alle tastiere e Julien Tekeyan alla batteria.

Non sembrano passati così tanti anni da quei primi due dischi e Deadline of A Lifetime ha sicuramente tratto linfa dai concerti che il gruppo, riformatosi nel 2013, ha potuto portare in giro per il mondo prima che la pandemia si mettesse di traverso. Il pezzo si chiude un po’ a sorpresa e In The Mist ci ricorda quanta importanza avesse il flauto nell’economia della band. Crossing in Between mette in evidenza il lato acustico dei quattro, mentre Oriental Game è l’ennesimo piccolo gioiello, perfettamente costruito. Si potrebbe quasi pensare che il tempo, in qualche modo, non sia proprio passato, se non per una qualità di registrazione assolutamente impensabile per quegli anni per un gruppo senza grandi mezzi a disposizione.

In POINTS OF LIBRATION tutto riesce a suonare fresco e genuino, lasciando intuire che le sovraincisioni siano state davvero poche e che la voglia di fare ascoltare le nuove composizioni fosse veramente sincera. Ecco, l’aggettivo che meglio descrive l’album è proprio questo: sincero. Ascoltatevi Urban Silk per avere un’idea di cosa è capace questo gruppo e capire quanto tutto ciò sia lontanissimo dal manierismo o dallo sterile sfoggio di tecnica presente in tanti lavori odierni.

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