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Pubblicato il Settembre 8th, 2021 | by Davide Arecco

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Blind Golem – A Dream of Fantasy (2021)

Tracklist
1. Devil in a Dream
2. Sunbreaker
3. Screaming to the Stars
4. Scarlet Eyes
5. Bright Light
6. The Day is Gone
7. The Ghost of Eveline
8. Night of Broken Dreams
9. Pegasus
10. The Gathering
11. Star of the Darkest Night
12. Carousel
13. Livig and Dying
14. A Spell and a Charm

Etichetta Andromeda Relix/CD

Durata 69’46”

Personell
Andrea Vilardo (vocals) ● Silvano Zago (guitars) ● Simone Bistaffa (organ, piano, synthesizer) ● Walter Mantavanelli (drums) ● Francesco Della Riva (bass)

Band italiana oggi tra le più promettenti e preparate, i Blind Golem, da Verona, confezionano un debutto oltremodo maturo ed eccellente. Il loro è un hard rock d’annata, che riporta, nel presente, il messaggio degli Uriah Heep era-Byron (quindi 1970-1976). Non a caso, ospite del disco è il compianto Ken Hensley, qui alla sua ultima incisione in The Day Is Gone.

L’hard prog dei Blind Golem, formatisi nel 1988 nella città scaligera, è antico e favolistico. Lo prova anche la bellissima copertina, opera di Rodney Matthews, il cui passato al lavoro con Magnum, Praying Mantis e Asia, tra gli altri, è  tuttora vivo nella mente e nel cuore di molti. Come viva – e veramente capace di parlare a chi ascolta musica con il cuore – è la proposta dei Blind Golem, destinata a un pubblico amante delle sonorità vintage e rimasto legate al grande H/R inglese dei primi anni Settanta, specie quello di Londra e di Birmingham.

Ci riferiamo chiaramente a Black Sabbath, Deep Purple, Magnum, Rainbow, e ai Lucifer’s Friend di John Lawton (poi negli Heep, alla morte di Byron). Tra passato e presente, dunque – ma con lo sguardo rivolto al futuro, un futuro nel quale radicare il rock eterno, che non muore mai – i Blind Golem si presentano come i messaggeri di un sound epico e solenne, potente e melodico, malinconico e fatato.

Le quattordici composizioni del disco, per quasi settanta minuti di musica, vivono il sogno di un rock che resta soprattutto passione, fantasia e libertà artistica. L’impronta volutamente analogica coglie nel segno e rende perfetto il prodotto finale. Nessun virtuosismo, semmai tanto calore e una notevole varietà, tanto stilistica quanto compositiva, con parti più rocciose alternate a pregevoli inserti pianistici, all’interno di una dimensione corale di tutto rispetto. Poesia musicale d’altri tempi, come si evince anche dai titoli dei singoli brani. Grandissimo album.

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