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Pubblicato il Gennaio 31st, 2021 | by Antonio De Sarno

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Ettore Capitani e Stefano Paolucci – Mike Oldfield. In Italia. (2020)


Casa editrice Passamonti/Libro

Pagine 350

Rispetto ad altri personaggi della sua generazione, Mike Oldfield (Reading, 15 maggio 1953) ha avuto un percorso artistico più unico che raro. Precursore di un approccio DIY alla registrazione musicale, negli anni si è reso protagonista di lavori che hanno raggiunto vette artistiche altissime, e anche di qualche episodio molto discutibile. In ogni caso, non è mai stato un personaggio facile da inquadrare, tanto che sulla sulla sua lunga carriera e sulla sua travagliata vita personale si potrebbero scrivere interi volumi. Questo bel libro, invece, fortemente nostalgico, va detto, cerca di far rivivere quei pochi, pochissimi, concerti che Mike ha tenuto nel corso della sua attività proprio nel nostro paese. Il libro raccoglie testimonianze “basse” (cioè quelle dei fan che hanno assisto a questi concerti), e “alte” (ovvero le recensioni su carta stampata dell’epoca).

L’introduzione ci aiuta a capire, inoltre, il motivo mai ufficialmente documentato che segna la disaffezione di Mike per l’Italia, ma è solo l’inizio di un viaggio che ci porterà a conoscere uno spaccato di quel Paese afflitto da mille problemi – politici, organizzativi e sociali – in un tempo in cui la ricchezza e immediatezza delle informazioni (cioè la rete) erano ancora lontani; uno spaccato di un’Italia che, se da una parte sembra definitivamente scomparsa, dall’altra sembra sempre tristemente attuale. Eppure, è proprio la rete che ha permesso di raccogliere un’impressionante quantità di testimonianze e di conseguenza mettere un po’ di ordine, per raccontare il passaggio italiano del nostro.

I concerti italiani di Mike Oldfield non furono più di una decina, suddivisi in tre diversi tour. Dopo quello del 1981, Oldfield tornò a suonare in Italia nel settembre del 1984, quindi ancora sulla cresta della ritrovata fama avuta con Moonlight Shadow, e poi al Folkest di Udine nel ’99 durante il tour in sostegno di GUITARS. Ai testimoni è stato affidato un compito davvero difficile, come sottolinea l’introduzione: “narrare i ricordi”, anche molto personali, “legati a quelle lontane serate e condividere con il lettore il racconto di come gli spettacoli dal vivo di Mike Oldfield abbiano attraversato le loro esistenze, lasciando sempre un segno profondo e indelebile”. La memoria emotiva, si sa, può anche ingannare, magari facendo qualche brutto scherzo. Infatti, uno dei testimoni ricorda tutto il prima e il dopo, ma niente del concerto in sé! Ciò non fa altro che aggiungere fascino a questi racconti che nel corso di oltre trecento pagine ci trasportano indietro a tempi, almeno per noi comuni mortali, decisamente più semplici.

Un libro quindi imperdibile per ogni fan italiano di Oldfield, ma non privo di interesse in generale per la fotografia appassionata che ritrae il nostro vissuto.

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