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Pubblicato il Novembre 17th, 2019 | by Antonio De Sarno

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Hobo – Edmund (2019)

Tracklist

1.Edmund
2.Hobo Sapiens
3.Tanzer
4.Drowsing Ball
5.Amazing Maze
6.Mikrokosmos Variations
7.Star Rover
8.Hobomont

Etichetta Molkaya Records/CD

Durata 49’ 26’’

Personell
Massimo Giuntoli (Harmonium) ● Eloisa Manera (violino)

Il poliedrico Massimo Giuntoli (classe 1959) non sembra conoscere minimamente il significato della parola “normalità”. Questo (a lungo atteso) album in studio arriva dopo sei anni di concerti in duo con la bravissima Eloisa Manera al violino, concerti tenuti in ogni circostanza e luogo immaginabile, dagli spazi raccolti di un teatro al festival letterario in piazza, dalla biblioteca al bosco notturno! Un duo assolutamente originale per il repertorio e per l’approccio molto personale a una musica, sì, “composta”, ma anche molto libera, piena, ma che lascia tantissimo “spazio” attorno a se. E’ proprio questo senso di spazio e della collocazione della musica all’interno dello stesso, l’elemento più affascinante di questi suoni che non conoscono l’elettricità e, anzi, ci permette di percepire la musica in maniera molto più “organica” di quella che ascoltiamo abitualmente. In questo senso, sentire i meccanismi dell’armonium, il tocco delle dita e la spinta dei pedali è decisamente una sensazione lontanissima dalle meraviglie dell’era digitale.

Otto composizioni (finalmente catturate e designate! Sì, adesso i brani hanno un nome!) che aprono un varco in un mondo lontanissimo, in cui il dialogo “senza parole” tra le corde del violino e i tasti dell’harmonium sembrano raccontarci tante storie senza tempo. Una di queste storie viene esplicitata dall’autore nel libretto/diario del cd; la storia di un viaggio giovanile in Scozia, nella desolata località di Inverness per essere più precisi. Viaggio in cui il nostro eroe incontra e fa amicizia con un quasi ottantenne vagabondo dal nome di Edmund Patrick Fielden, da cui il titolo dell’album. La loro amicizia epistolare a distanza di quarant’anni rimane ancora oggi una fonte d’ispirazione. Pochi anni dopo il Nostro realizza il ricercatissimo DIABOLIK E I SETTE NANI (1982) e il suo percorso artistico comincia, portandolo a suonare in diverse formazioni, in ogni tipo di situazione, senza mai venire meno alla sua ricerca ai limiti della musica concreta, dosata quasi sempre da un’apprezzabile senso dell’ironia (diciamo pure “patafisica”) che allontana il rischio della auto-referenzialità celebrativa e seriosa.

Il disco non è certamente di facile ascolto, ma possiede, in ciascuno dei suoi otto tasselli, un forte carattere che, un po’ alla volta, fa breccia nell’ascoltatore. Forse i brani che racchiudono al meglio il senso di questo lavoro/percorso sono i conclusivi Mikrokosmos Variations, ispirato a Bartok, in cui i bassi profondi dell’harmonium cadenzano drammaticamente le evoluzioni del violino, e il successivo Star Rover, che si apre con il violino in solitudine prima di articolarsi in un brano molto “Hobo”, sospeso sempre tra il meditativo e il drammatico. Intensa la chiusura di Hobomont, caratterizzata da un arpeggio veloce di Harmonium (che ricorda un certo Philip Glass) e da struggenti linee melodiche di violino.

Conoscendo l’autore è abbastanza probabile che il progetto Hobo subirà un’evoluzione ulteriore in futuro e il prossimo disco, magari quello che ci proporrà la reinterpretazione di canzoni di Robert Wyatt, sarà totalmente elettrico, giusto per farci perdere quelle poche certezze che avevamo! Intanto questo lavoro è una tappa importante nel percorso di Giuntoli che, dopo anni intensi di attività e progetti/eventi/installazioni dal vivo, finalmente approda a una discografia, anzi a una casa discografica (La Molkaya Records) nata appositamente per fare tesoro di questi anni passati sui palcoscenici, e che promette molte sorprese. Chissà, magari il disco di canzoni tratte dai poeti della Beat Generation (il progetto Pie Glue!), oppure il lavoro decisamente “prog” di U-Gene? Attendiamo ulteriori novità, sicuri che niente sarà più come prima.

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