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Pubblicato il Settembre 6th, 2016 | by Paolo Formichetti

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IL BACIO DELLA MEDUSA – Perugia, Teatro Brecht, 25/10/2015

Nel sempre più affollato panorama del progressive italiano, le band di alto livello iniziano ad essere un numero considerevole e tra di esse, i perugini Bacio della Medusa spiccano, a mio giudizio, come una delle migliori: merito di un songwriting di altissimo livello, di testi colti e raffinati, di ottima tecnica esecutiva e di un impatto live mozzafiato. Purtroppo dopo la partecipazione al Prog Exhibition di Roma nel 2011 e la successiva pubblicazione del loro terzo lavoro, il bellissimo Deus lo vult recensito in questo stesso sito, la band sembra entrare in una sorta di stand by a tempo indeterminato. È pertanto una piacevolissima sorpresa apprendere della loro imminente esibizione nell’ambito dell’Art Rock Festival di Perugia, in una serata con Aldo Tagliapietra ospite speciale. Qualche giorno di riflessione sull’opportunità di intraprendere il viaggio, dettata soprattutto dal fatto che il giorno successivo al concerto si lavora, ha come unico risultato radicare in me il convincimento che non si può perdere un’occasione, forse unica, di vedere finalmente dal vivo una delle mie band preferite. Finalmente arriva il gran giorno. Dopo un viaggio in macchina a ritmi blandi, un ottimo pranzo in agriturismo, un giro nello splendido centro storico di Perugia (reso caotico dallo svolgimento di Eurochocolate), il teatro Brecht mi si palesa con la sua particolarissima architettura, come fosse una strana astronave sbarcata da un pianeta alieno. Una visita nei camerini mi permette di rivedere Simone Cecchini (voce e chitarra acustica) e Federico Caprai (basso), incontrati personalmente qualche anno fa a Tuoro sul Trasimeno, e di fare la conoscenza con Diego Petrini (batteria e tastiere), Simone Brozzetti (chitarra elettrica) ed Eva Morelli (flauto e sax). La piacevolissima chiacchierata pre-concerto offre numerosi spunti di discussione: dalle difficoltà enormi nell’organizzare in Italia eventi di musica alternativa o persino di trovare locali che facciano suonare qualcosa di diverso dalle cover, fino alla  atavica pigrizia del pubblico prog tanto pronto a lamentarsi della mancanza di eventi live quanto poi restio a parteciparvi adducendo mille scuse. Fortunatamente tra gli argomenti toccati ce ne sono anche di più piacevoli e riguardano, ad esempio, i numerosi progetti che bollono in pentola. La band, che proprio in questi giorni ha ristampato il suo intero catalogo per BTF con nuovi artwork e bonus track, registrerà la serata con l’intenzione di pubblicare un CD dal vivo, impreziosito da un inedito in studio, e forse persino un DVD. Vengo poi a sapere da Cecchini della prossima pubblicazione del primo lavoro dei Fufluns, prog band che Simone condivide con musicisti in forza ai Daal e ai Prowlers. Diego Petrini mi anticipa invece l’intenzione di dare un seguito al suo progetto parallelo Ornithos (che nel frattempo ha visto un avvicendamento alla voce femminile) nonché di realizzare un disco solista per il quale ha già scritto più di venti brani dalle influenze piuttosto diversificate. Il tempo passa rapido e a malincuore saluto la band e la lascio agli ultimi preparativi, prendendo posto in teatro.

Mezz’ora di attesa e i cinque salgono sul palco. L’impatto visivo è notevole: Cecchini, il menestrello rock, indossa una giubba rossa con gli alamari e pantaloni di pelle, mentre Caprai una camicia ricamata con motivi orientali e i suoi caratteristici guanti a rete. Più sobri gli altri: Brozzetti in total black lascia che siano le sue scintillanti Les Paul a colpire gli spettatori, la bella Eva si affida alla malia che una donna musicista esercita naturalmente sul pubblico, mentre Petrini è quasi invisibile sommerso tra synth e batteria. Nemmeno il tempo di notare questi particolari, e le questioni stilistiche e di look vengono spazzate via dalla musica. Fin dalle prime note di Requiem per i condannati a morte ed Orientoccidente, tratte dal disco d’esordio, ci si rende conto della potenza che la band esprime dal vivo. Brozzetti per stile e movenze è una sorta di Slash donato al rock progressive e indurisce i brani rispetto alle versioni in studio macinando riff e assoli taglienti mentre Cecchini giganteggia sul palco con movenze da vera rockstar e una voce potente ed ammaliante. Non da meno sono gli altri: la Morelli suona con trasporto e sa essere dolce o aggressiva a seconda dei momenti, sia col flauto che con i vari sax a sua disposizione, mentre Caprai e Petrini sono una vera e propria macchina da ritmo, con il buon Diego che, come un polipo umano, riesce contemporaneamente ad esibirsi in assoli infuocati di sintetizzatore. La successiva Indignatio inaugura la parte dedicata all’ultimo disco ed è seguita da Urbano II bandisce la prima crociata, Simplicio e dalla title track Deus lo vult. Quest’ultima, trascinante cavalcata hard prog, viene eseguita per la prima volta dal vivo e, nonostante sia di notevole difficoltà per la voce, viene padroneggiata da Cecchini in maniera egregia dimostrando ancora una volta come, anche dal vivo, la sua sia una delle migliori voci del progressive italiano. Il trittico successivo omaggia Discesa agli inferi di un giovane amante, secondo bellissimo concept album della band, e vede in successione Ricordi del supplizio, Nostalgia, pentimento e rabbia e Melencolia. Il gran finale è riservato a due ulteriori estratti dal primo album: la straordinaria Cantico del poeta errante e De luxuria, et de ludo et de taberna che chiudono degnamente un concerto ricco di grandi emozioni. La serata prosegue con una solitaria esibizione acustica di Aldo Tagliapietra alla quale, seppur a malincuore, mi vedo costretto a rinunciare causa l’ora tarda e le due ore di macchina che mi separano da casa. Peccato perché alla fine c’è stata anche l’esecuzione di Amico di ieri in tandem con la band (comunque visionabile su youtube).

Nonostante la defezione al gran finale, si è trattato di un concerto  straordinario che ha ampiamente compensato le fatiche affrontate per assistervi. Unico neo, va detto per onor di cronaca, è stato una qualità audio non proprio ottimale, con i suoni un po’ impastati tanto da rendere le parole delle canzoni non sempre facilmente intellegibili, specie nei momenti più hard. Ovviamente l’augurio è che questa serata sia solo la prima di numerose altre e che questi straordinari artisti ci regalino presto ulteriori tangibili testimonianze del loro grande talento.

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