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Pubblicato il Luglio 5th, 2019 | by Paolo Formichetti

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Il Segno del Comando: 5 domande alla band

Dopo aver intervistato Diego Banchero, leader della band genovese Il Segno del Comando in occasione dell’uscita del loro ultimo lavoro discografico, L’INCANTO DELLO ZERO, è stato un grande piacere conoscerlo di persona la sera dello splendido concerto tenuto a Roma lo scorso 23 marzo. In quella serata abbiamo avuto modo di conoscere personalmente tutti i membri del gruppo, che si sono mostrati fin dalle prime battute estremamente cordiali e disponibili. L’idea di realizzare una mini intervista con tutti loro è stata la logica conseguenza di quelle ore piacevoli passate a chiacchierare di mille cose. Seguendo pertanto l’esempio di un noto format televisivo, abbiamo realizzato questa intervista “quintupla” a Riccardo Morello (voce), Davide Bruzzi (chitarra e tastiere), Roberto Lucanato (chitarra), Beppi Menozzi (tastiere) e Fernando Cherchi (batteria).

Riccardo Morello

Vorrei iniziare chiedendovi come siete entrati in contatto con Diego e come è avvenuto il vostro ingresso nel Segno del Comando

Riccardo Morello: Circa sei anni fa una mia collega insegnante mi mandò due brillanti musicisti che desideravano studiare canto al fine di eseguire al meglio cori e controcanti nel loro progetto neofolk. La band si chiamava Egida Aurea e i due erano Diego Banchero e Davide Bruzzi. Da lì nacquero amicizia e stima reciproca, ma non immaginavo che da li a due anni mi avrebbero chiesto di diventare la voce del Segno del Comando. La sera della prima prova in saletta ero abbastanza teso e pensavo “sarò all’altezza di questi mostri?” Ci si mise anche il fato a complicare le cose, visto che avevo 39 di febbre, ma ora siamo qui, quindi direi che tutto sommato le cose siano andate per il verso giusto.

Davide Bruzzi: Nel 2009 ho avuto il piacere di occuparmi di registrazioni e mix per un disco di spiccata matrice horror-elettronica e dark ambient, al quale Diego ha contribuito con alcuni testi e linee di basso dal gusto e personalità inconfondibili. Si è creata velocemente un ottima alchimia che ha portato Diego a propormi di collaborare nel progetto Egida Aurea. Al momento di far ripartire il Segno del Comando, l’assodata collaborazione, il comune amore per le sfumature horror nel progressive rock e le mie competenze su chitarre e tastiere, hanno reso naturale il mio confluire nel progetto.

Beppi Menozzi: Con Diego sono entrato in contatto perché abbiamo partecipato per puro caso insieme a qualche sessione di musica per una bravissima cantante, Grazia Quaranta. Io ho suonato per anni, ormai sono 25, con un gruppo di prog genovese, gli Jus Primae Noctis, abbiamo fatto musica soprattutto nostra nonché cover suonandola un po’ in giro in tutta Italia, ma ad un livello inferiore al Segno. Solo che avendo già quel progetto e altri impegni di vita non ho avuto modo di conoscere il Segno prima di un paio di anni fa.

Roberto Lucanato: Fui contattato da Diego nel 1999 per la realizzazione dell’ album THE DISSOLUTION AGE dei Malombra su cui registrai tutte le parti di chitarra (tranne un brano). Passato qualche anno, nel 2006 mi ha proposto di entrare nel progetto neofolk Recondita Stirpe e successivamente con Egida Aurea, dove già buona parte dell’attuale formazione del Segno Del Comando era presente. Dopo l’esperienza neofolk fui ben felice di riabbracciare la chitarra elettrica per dare il mio contributo al ritorno del Segno con l’album IL VOLTO VERDE e ancora oggi sono grato a Diego per avermi dato l’opportunità di far parte di questo viaggio.

Fernando Cherchi: Conosco Diego dalla seconda metà degli anni 80, lui suonava in una band che faceva cover dei Rolling Stones ma iniziavano già a fare cose di loro produzione, mentre io militavo in una band che suonava esclusivamente Beatles. Ci siamo persi per molti anni, poi per intricati incroci di amicizie e fidanzate ci siamo ritrovati nel 2006 e da allora abbiamo sempre suonato insieme in diversi progetti, Recondita stirpe, Egida Aurea, Il Ballo delle Castagne e Blooding Mask con cui abbiamo fatto un memorabile tour nel Regno Unito. Il mio ingresso nel segno del comando è avvenuto durante le registrazioni del disco IL VOLTO VERDE, Diego stava ricostruendo il gruppo con dei musicisti da studio, ma volendo poi trasformare la band da progetto di studio a progetto soprattutto live ha voluto con se musicisti fidati che potessero garantire anche una buona attività dal vivo, noi già da anni suonavamo dal vivo insieme con buoni risultati, si è fidato di me e io sono stato ben felice di entrare nella formazione. Ci lega poi una amicizia fraterna e una stima personale e artistica molto forte.

Davide Bruzzi

Ci raccontate che tipo di formazione musicale avete e quali sono le vostre attività musicali passate ed attuali fuori dal Segno del Comando?

Riccardo Morello: Mi sono avvicinato alla musica relativamente tardi: avevo 15 anni quando i miei genitori mi regalarono una chitarra acustica. Cominciai a cantare e strimpellare, ma solo un paio di anni dopo mi misi a studiare seriamente. Mi sono diplomato in canto nel 2006, ho cominciato a insegnare nel 2009: tutto questo ha preso forma ed è diventato il mio attuale lavoro. Ho cantato e suonato, tanto la chitarra quanto il pianoforte, in vari gruppi rock di musica inedita e ho avuto una breve parentesi in una cover band dei Doors. Recentemente sono stato tra i protagonisti di un tour di più di 20 concerti come membro di un quartetto vocale supportato da una ricca orchestra nei più importanti teatri di Piemonte e Lombardia, a fianco del grande Roberto Tiranti.

Davide Bruzzi: Sono principalmente autodidatta: i miei studi si sono strutturati intorno alla chitarra solista nei vari generi che ho affrontato, dedicandomi all’improvvisazione ogni volta che il contesto lo ha permesso. Credo fortemente che ogni rappresentazione live debba comportare alcuni aspetti che la rendano un momento artistico irripetibile, godibile sera dopo sera sia per il musicista che per il pubblico: l’improvvisazione negli assoli è un ottimo veicolo per questi propositi. Ho successivamente affiancato alla chitarra lo studio della sintesi sonora, che mi ha permesso approfondire il sound-design e l’uso dei sintetizzatori, ampliando le tonalità e i colori con cui contribuisco nei progetti in cui sono coinvolto, o che uso nelle mie composizioni. Questo percorso si riflette pienamente sulle mie attività musicali: ho iniziato nei Ritual of Rebirth cimentandomi in varie sfumature di metal più o meno estremo e “contaminato”. Successivamente ho versato nella musica elettronica sperimentale e ricercata contribuendo alla dark ambient dei Runes Order, e creando l’ “ensemble psychedelique” dei Zena Soundscape Project, in cui ho studiato la contrapposizione fra improvvisazione e libero dialogo dei solisti rispetto all’uso esteso di basi elettroniche e campionate. Poco dopo è iniziata la mia collaborazione con Diego, fra il cantautorato e progressive rock, in Egida Aurea e ora nel Segno del Comando, che è il mio progetto principale. Quando è possibile approfondisco anche a qualche collaborazione esterne, come in passato con Il ballo delle Castagne o attualmente con i Blue Dawn.

Beppi Menozzi: Ho studiato pianoforte classico per quasi 10 anni, senza però dare esami, e ho iniziato suonando jazz e fusion, per poi come detto suonare prog coi JPN per anni. Suonavo con alcuni che poi sono diventati professionisti, Mauro Isetti, ad esempio, Alessandro Mascagni, Marcello Ursi. Ho avuto un momento in cui ho dovuto scegliere se diventare professionista della musica o iscrivermi all’università e fare l’informatico, la seconda scelta ha vinto. Così ho ovviamente perso molta tecnica nel tempo, ma sono rimasto appassionato. Ho avuto modo di suonare oltre che col Segno anche con grandi come Andrea Maddalone, Renzo Luise (grande amico), Dado Sezzi, e ora con i JPN stiamo per terminare il mix del disco in cui suona anche Luca Scherani, Pacho Rossy e Matteo Scarpettini.

Roberto Lucanato: Ho preso delle lezioni di chitarra private nel periodo dell’adolescenza ma essenzialmente ho una formazione da autodidatta. All’età di 14, anni un mio compagno di scuola cercava un chitarrista per formare una band death metal, mi chiese se fossi interessato e io accettai, fu così che nacquero gli Hastur. Nel 1993 registrammo il demo LIVE IN FEAR, successivamente nel 1996 realizzammo un mini cd MACABRE EXECUTION, ma numerosi cambi di line up e una certa instabilità all’interno della band, non permisero di concretizzare le pur ottime idee musicali che andavano oltre il canonico death metal.  Negli anni 2000 ho collaborato con la cantautrice genovese Roberta Barabino, in ambito live e sul suo disco di debutto MAGOT del 2011 dove suono in due brani. Attualmente oltre al Segno ho un’altra band, i Toolbox Terror dove posso sfogare il mio lato death metal,  a febbraio di quest’anno è uscito il nostro secondo album UNIDENTIFIED FLESH OBJECT per MASD Records.

Fernando Cherchi: Chi mi sente suonare dice che ho uno stile molto ispirato agli anni 70 ed è vero, in quanto la mia formazione sullo strumento si è svolta con i classici metodi degli anni 70. Quando ho iniziato a suonare internet non c’era, quindi niente video didattici, prendere lezioni costava e io essendo studente soldi ne avevo pochini, così una volta comprata a 300.000 lire la mia prima batteria ho preso alcune lezioni (gratuite) da un batterista di lungo corso che viveva a pochi km da casa mia che mi ha insegnato i rudimenti base ma soprattutto mi ha insegnato la filosofia dello strumento, tenere il beat il più possibile semplice e costante per favorire i solisti. Ringrazierò sempre questa persona perché dopo oltre trent’anni ancora metto in pratica i suoi utilissimi insegnamenti. Riguardo la tecnica, come dicevo prima, ho adottato il metodo anni 70, comprare qualche metodo estrarre le cose più interessanti e impararle, ma soprattutto suonare tantissimo sopra i dischi, pratica utilissima per migliorare il timing e imparare sempre cose nuove. Prendo a prestito le parole del Maestro Agostino Marangolo che condivido. Lui dice che è meglio imparare non troppe cose di tecnica, ma quelle che si imparano vanno fatte bene e personalizzate per costruire il proprio stile. Alla gente non importa se eseguo un paradiddle o un triple ratamacue, quindi la tecnica seppure basilare, dal vivo non ha importanza assoluta: la missione del batterista è quella di far funzionare il timing della band, poi negli assoli ci si può sbizzarrire a piacimento.

Beppi Menozzi

Quali sono i vostri artisti/band preferiti sia in generale che con particolare riferimento al rock progressive?

Riccardo Morello: Sono storicamente attratto da tutte le grandi Voci del Rock, indipendentemente dalla decade alla quale appartengano: mi piacciono band come Led Zeppelin, Deep Purple, Queen, U2 (anni 80/90), Aerosmith. Apprezzo anche molti esponenti del rock progressivo. Posso citare nomi storici come Genesis and King Crimson fino a più recenti quali Dream Theater e Opeth. Sono entrato peró nel mondo prog italiano solo una volta conosciuto il Segno del Comando interessandomi poi a nomi importanti che sono stati di ispirazione per il progetto, uno su tutti i Goblin.

Davide Bruzzi: Sono portato ad apprezzare a 360 gradi la ricercatezza, la cura e l’inventiva, sia nella musica che nelle sonorità. In questo senso, su un isola deserta mi porterei tanto il Pat Metheny degli anni 90 quanto la discografia dei Dead Can Dance da SPIRITCHASER in poi, o tutti gli Ozric Tentacles. Non potrei lasciare a case nemmeno i primi Cynic, qualche cantautore nostrano in stato di grazia (vedi ANIMA LATINA o ANIME SALVE), forse un paio Infected Mushroom scelti con cura, e poi sicuramente un buon Meshuggah per darsi la carica, un Zappa in New York per farsi due risate e un Raison d’Etre d’annata per sentire freddo anche durante le giornate più afose. Naturalmente ci sarebbero un po di “mostri sacri” del prog e della chitarra, con Pink Floyd per primi. Posso confessare che io ho l’impressione di ascoltare solo musica progressive, anche se inteso nel senso più lato?

Beppi Menozzi: Come ascolti io sono nato coi Beatles, coi Rush e coi Led Zeppelin. Sono cresciuto a pane e Gentle Giant, Genesis, PFM, Yes Pink Floyd e ovviamente King Crimson. Direi che l’impronta è chiara. Il mio riferimento assoluto tastieristico, nonostante il mio amore per il prog, è per forza Chick Corea, accompagnato a braccetto da quel genio di Oscar Peterson. Grandissimi di tutti i tempi.

Roberto Lucanato: Sicuramente un nome su tutti è Robert Fripp, ammiro la sua inventiva e continua ricerca non solo come chitarrista, ma come musicista a tutto tondo. In ambito più rock metal senza ombra di dubbio Tony Iommi è il chitarrista che mi ha maggiormente influenzato con il suo dark riffing.

Fernando Cherchi: Ho tanti artisti e band che amo, elencherò qui la mia top five premettendo che il genere che attualmente ascolto maggiormente è il jazz: 1) Beatles, a loro devo tutto, a mio personalissimo parere nessuno sarà mai come loro dal punto di vista musicale e sociale, hanno cambiato il mondo e dopo “Revolver” hanno iniziato a comporre musica a livelli inimmaginabili, saranno attuali anche fra 1000 anni. 2) Pat Metheny Group, fusione perfetta di tecnica emozione e melodia, la band che ancora adesso mi emoziona più di tutte. 3) Pink Floyd, La loro musica è quasi una esperienza mistica. 4) Police, soprattutto per Stewart Copeland, il suo drumming è uno dei più personali della scena rock e difficilissimo da imitare, ho passato le giornate suonando sui dischi dei Police copiando il suo stile e da lui ho preso la mania per i piatti splash che sono ormai fondamentali per il mio drumming con il Segno del Comando. 5) Electric Light Orchestra: George Harrison disse che se i Beatles avessero continuato probabilmente avrebbero fatto musica molto simile a quella di ELO, amo la loro musica e i loro arrangiamenti e considero Jeff Lynne un grande artista purtroppo un po’ sottovalutato. Per quanto riguarda poi il prog in generale mi piacciono molto i Jethro Tull, i Genesis e amo il drumming e la voce di Phil Collins, ascolto sempre con piacere i Rush e gli Yes.  Inserirei nel filone del prog anche due grandi artisti che ho ascoltato molto, Frank Zappa e Allan Holdswort.

Roberto Lucanato

Il Segno del Comando trae linfa vitale da un immaginario dark/horror/esoterico, a partire dal nome per finire con alcune influenze musicali. Qual è il vostro interesse per queste tematiche con riferimento a tutti i tipi di media (film, libri, musica).

Riccardo Morello: Sono un moderato consumatore di proposte artistiche annoverabili nel filone artistico dark-horror. Pur essendo un filone che precedentemente alla mia entrata ne Il Segno del Comando non avevo avuto occasione di approfondire molto, oggi lo sto pian piano integrando nei miei interessi quotidiani.

Davide Bruzzi: Da sempre apprezzo la filmografia dark e horror d’autore, e sono affascinato dalle relative colonne sonore e tutta la musica attinente, nella quale viene spontaneo includere anche il Segno del Comando. In termini di ispirazione e punti di riferimento, citerei i Goblin, Carpenter (anche Morricone su The Thing), Frizzi o Ligeti (sfido chiunque a non considerare il suo requiem una perfetta colonna sonora horror). Più recentemente mi hanno sorpreso compositori come Joseph Bishara (The Conjuring, Insidious) e Jason Graves (Dead Space) o artisti come i Raison d’Etre, per il loro sound design assolutamente terrificante, o anche Dixon e Stein che su Stranger Things hanno riesumato un modo di fare colonne sonore con una facilità e un efficacia disarmanti.

Beppi Menozzi: Sono sempre stato affascinato da questo mondo oscuro, ma tutta la musica che ho fatto in precedenza ne era molto distante. Per me è una bella scoperta, ho capito che molta della musica che avevo composto a suo tempo aveva note oscure e buie che non avevo riconosciuto. Io sono piuttosto introverso e i colori scuri sono decisamente i miei. Per me è stato come aprire una porta che già era stata socchiusa a mia insaputa. Invece, è stato più difficile adeguarmi ai suoni metal, avendo io pochissima estrazione metal ed essendo stato sempre un amante degli arrangiamenti. L’esperienza con questo nuovo tipo di sound mi ha insegnato tantissimo su come trovare le frequenze disponibili per poter apportare gli arricchimenti che mi piace dare. Riguardo all’esoterico invece ho molte curiosità e molto interesse in un campo che non avevo mai indagato a fondo, che apre molti argomenti interessanti di stampo filosofico e sulla psiche umana.

Roberto Lucanato: Ben prima di entrare nel Segno Del Comando ero un fan della band,  incuriosito dal concept lessi il libro di Giuseppe D’Agata e guardai lo sceneggiato rimanendone affascinato per le atmosfere e le tematiche. Adoro i classici della letteratura horror come Frankenstein di Mary Shelley o i racconti di Lovecraft, nell’ambito del cinema i film horror italiani come …E Tu Vivrai Nel Terrore! L’Aldilà di Lucio Fulci o La Casa Dalle Finestre Che Ridono di Pupi Avati, per quanto riguarda la musica non posso non citare i Goblin e il Balletto Di Bronzo di YS.

Fernando Cherchi: Premetto che ho sempre apprezzato il filone horror nei libri, nei film e nei videogames che sono un’altra mia grande passione. Per quanto riguarda la componente esoterica presente nei nostri lavori deve essere vista come una ricerca interiore mirata a conoscere meglio il nostro io più profondo e migliorarlo, non ci sono assolutamente componenti sataniste nei nostri lavori. Personalmente sono credente e non ho mai trovato nulla di incompatibile fra cristianesimo e esoterismo come lo intendiamo noi, anzi spesso molte teorie convergono.

Fernando Cherchi

Per concludere… avete un messaggio per i fan del gruppo?

Riccardo Morello: E’ un onore suonare per questa band storica, nata quando avevo appena 13 anni, nel lontano 1995. Dico grazie a tutti i nostri fan ed è veramente un piacere suonare avvertendo un così grande affetto e calore, li abbraccerei tutti.

Davide Bruzzi: Vorrei ringraziare tutti per l’interesse, la simpatia e il calore che ci vengono manifestati ad ogni concerto. Spero di poter contraccambiare impegnandomi a rendere unica l’interpretazione di ogni serata, e nel proporvi il miglior Segno del Comando possibile in ogni disco.

Beppi Menozzi: Siete la parte migliore di noi! La musica oggigiorno è fagocitata dal mainstream fatto con lo stampo e consumata a velocità della luce sull’autobus. Però c’è ancora qualcuno che ha voglia di trovare gruppi che non escono su radio DJ, andarli a vedere dal vivo, guardarne le gocce di sudore e poi magari comprare un vinile da ascoltare con tutta la calma possibile, toccandone la copertina, sentendone l’odore e leggendo i testi. Cosa posso dire di persone così? Moltiplicatevi! Siete il meglio!!

Roberto Lucanato: Voglio ringraziare tutti i fan che ci supportano, Il Segno continuerà a esistere anche grazie a voi!

Fernando Cherchi: Per i fans ho tantissima gratitudine, dico loro grazie per il loro amore per la nostra musica. E’ bellissimo prima dei concerti stare con loro e discutere di musica, con loro abbiamo uno scambio di emozioni unico, dal palco si percepisce in maniera palpabile la loro partecipazione e la loro vicinanza e questa cosa ci spinge a dare sempre tutto nei nostri concerti.

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