Incontri

Pubblicato il Febbraio 28th, 2019 | by Paolo Formichetti

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Il Segno del Comando: incanto progressivo

Dopo la pubblicazione dello stupendo quarto album in studio de Il Segno del Comando, L’Incanto dello Zero, e con molti concerti in arrivo (compreso quello del 23 marzo al Defrag di Roma), abbiamo deciso di fare una chiacchierata col bassista genovese Diego Banchero, mastermind del tenebroso progetto dark prog.

Per iniziare vorrei che raccontassi ai nostri lettori la genesi del progetto Il Segno del Comando e, in particolare, il momento in cui il progetto si è trasformato in una vera e propria band.

Il Segno del Comando è nato nel 1995 come side project di Malombra. L’avventura è iniziata grazie all’interesse verso determinate sonorità legate al soundtrack e ad un certo tipo di dark-sound tipicamente italiani (influenze alle quali avevamo voglia di dare sfogo). Va ricordato che, in quel periodo, la maggior parte delle band erano per la contaminazione, ma non andava molto di moda la tendenza volta al recupero e al mantenimento di valori derivanti dalla cultura del nostro paese. Discostarsi troppo, a livello stilistico, dalla musica proveniente dai paesi di lingua anglosassone era pertanto una scelta coraggiosa. Lo sceneggiato “Il Segno del Comando” faceva parte dell’immaginario della nostra infanzia, che si era svolta in un periodo molto più ricco dal punto di vista culturale rispetto alla metà degli anni ‘90 (e oggi il divario è ulteriormente aumentato). Ripensando ai periodi in cui la Rai trasmetteva in prima serata opere simili, sembrava impossibile che si fosse giunti a un impoverimento così marcato. Decidemmo quindi di rievocare quel nome per il nostro progetto. Realizzammo il primo album omonimo con un budget molto basso nel 1997 per Black Widow Records e, per pubblicare il secondo (DER GOLEM), si dovette attendere il 2002. Nel frattempo la line up era già in buona parte cambiata, ma la band continuava a lavorare solo saltuariamente, compatibilmente con gli altri impegni principali di ognuno di noi. Dopo la pubblicazione di questo disco e con all’attivo la partecipazione ad alcune raccolte, la band si sciolse. Solo nel 2012, dopo varie proposte della Black Widow Records, decisi di riprendere i lavori e misi assieme una squadra completamente nuova, formata da un nucleo di musicisti con cui avevo collaborato per tutta la prima decade del nuovo millennio, alla quale si affiancarono molti ospiti (tra i quali nomi molto importanti come Claudio Simonetti, Gianni Leone, Martin Grice, Paul Nash e Freddy Delirio). Venne realizzato il nostro terzo LP (IL VOLTO VERDE) che ebbe un ottimo successo di vendita e critica e, a quel punto, decisi che era giunto il momento di dare al progetto una regolarità che non aveva mai avuto. Così, con una serie ulteriore di scelte, si giunse a consolidare una line up stabile formata dal sottoscritto, da tre dei musicisti che avevano realizzato l’album (Fernando Cherchi, Roberto Lucanato e Davide Bruzzi) e da un nuovo cantante (Riccardo Morello). Si iniziò a suonare dal vivo con una certa regolarità e si realizzò un disco live in studio (…AL PASSATO, AL PRESENTE, AL FUTURO… Live In Studio) con rielaborazioni di brani dei tre precedenti LP. Dopo circa tre anni di attività, decidemmo di inserire un ulteriore tastierista e reclutammo Beppi Menozzi. Dopo un periodo abbastanza intenso di concerti, questa formazione ha realizzato L’INCANTO DELLO ZERO che è stato pubblicato lo scorso 2 novembre 2018.

Presentaci per bene i tuoi attuali compagni d’avventura. In particolare vorrei avere qualche dettaglio in più sullo straordinario vocalist, Riccardo Morello. Dov’è stato nascosto fino ad oggi?

Gli anni successivi alla pubblicazione di DER GOLEM videro la fine della collaborazione tra i componenti di una squadra che aveva condiviso, per un certo periodo, anche altre avventure musicali (come ad esempio Malombra e Zess). Decisi che avrei continuato su altre vie e soprattutto che avrei creato band completamente nuove, anche a costo di impegnarmi in un’opera di talent scouting lunga e faticosa. Ci furono varie collaborazioni e lavorai su diversi progetti fino ad arrivare ad avviare la band che ho guidato per molti anni: Egida Aurea, un progetto che proponeva un repertorio di musica neofolk\cantautorale e che fu prodotta dalla label viennese HauRuck\SPQR. Parlo di queste cose perché, grazie a questa esperienza, ho potuto formare un combo molto affiatato di musicisti che sono anche cari amici. Per parlare un po’ di loro, cerco di seguire un certo ordine senza dilungarmi troppo. Roberto Lucanato è stato anche il chitarrista della formazione di Malombra che ha realizzato THE DISSOLUTION AGE ed è stato tra i primi che hanno deciso di restare al mio fianco. Fernando Cherchi è un mio conoscente di vecchia data che con Egida Aurea (e con Recondita Stirpe, ovvero il progetto ancora precedente) fu ingaggiato per suonare la fisarmonica, ma poco dopo iniziò anche ad occuparsi della batteria (suo strumento principale). Davide Bruzzi lo conobbi ai tempi della collaborazione con Runes Order, ma entro breve tempo entrò, anche lui, come chitarrista stabile in Egida Aurea. Come ho accennato prima, sono invece più recenti gli ingressi degli altri due componenti attuali de Il Segno del Comando. Beppi Menozzi, ultimo entrato nella famiglia, l’ho conosciuto mentre suonavo il basso come turnista per la cantante genovese Grazia Quaranta. A noi serviva un tastierista principale, malgrado Davide Bruzzi a tutt’oggi si occupi di alcune parti. Infine Riccardo Morello è entrato nella band subito dopo la pubblicazione de IL VOLTO VERDE per prendere il posto della cantante Maethelyiah che aveva registrato l’album (e che tutt’ora, quando possibile, collabora con noi, ma che vivendo nel nord dell’Inghilterra non può lavorare con la band in maniera costante). Riccardo è a sua volta collegato con Egida Aurea. Lo abbiamo conosciuto grazie al fatto che, in quel progetto, vi erano molte parti corali. Lui, che di mestiere fa il vocal coach, si era occupato di aiutarci a lavorare sulla preparazione di queste parti, ma in breve tempo si è creato un bel legame di amicizia e, appena lo abbiamo contattato per Il Segno del Comando, ha accettato di buon grado. Fino all’entrata nella nostra band, i suoi trascorsi come musicista erano perlopiù legati all’attività di insegnamento, ma a mio avviso era giusto che potesse mettere in gioco il suo talento anche in un progetto discografico.

La formazione attuale della band Il Segno del Comando

Avere un gruppo stabile permette di poter intraprendere un’attività live senza il problema di reclutare turnisti. Il gruppo ha contribuito anche a livello di stesura delle partiture del nuovo disco o comunque degli arrangiamenti? Non ho potuto non notare, in un video live, la presenza di due chitarre a sette corde sul palco…

Io sono rimasto il compositore principale di musica e testi anche se, talvolta, si chiede adì un ospite di scrivere un pezzo strumentale per arricchire un album (come è avvenuto sia ne IL VOLTO VERDE che ne L’INCANTO DELLO ZERO dove sono stati coinvolti Freddy Delirio e Luca Scherani) . Tuttavia gli arrangiamenti sono in larghissima parte lasciati alla band che oggi ha un proprio sound molto personale. Avendo un’attività live regolare è per noi diventata una buona abitudine portare i brani dei nuovi dischi in sala prove per capire quali arrangiamenti funzionano e quali possono essere migliorati, sia in previsione di registrare che per prepararci ai concerti. I nostri due chitarristi sono due grandi virtuosi e hanno dato un tocco hard rock alla band che è sempre più apprezzato.

Ci parli anche degli ospiti che, con la loro arte, arricchiscono il nuovo lavoro?

Gli ospiti che hanno collaborato alla realizzazione de L’INCANTO DELLO ZERO sono quattro. Innanzitutto abbiamo dedicato due brani a Maethelyiah di cui ho fatto accenno poco sopra. Negli stessi brani è intervenuto anche il grande Paul Nash. Entrambi fanno parte della storica band inglese The Dance Society e avevano già lavorato con noi in occasione de IL VOLTO VERDE. Inoltre abbiamo ospitato Marina Larcher (una delle voci femminili di Egida Aurea e Runes Order) che ha eseguito un tema vocale sul brano La Grande Quercia. Abbiamo poi avuto l’onore di poter inserire nel nostro disco un brano scritto da Luca Scherani (Hostsonaten, La Coscienza di Zeno) dal titolo Lo Scontro. Luca ovviamente ha registrato anche tutte le parti di tastiera di questa composizione.

Ci racconti qualcosa dello stretto connubio tra il disco e il libro “Lo zero incantatore” di Cristian Raimondi?

Il connubio è dovuto essenzialmente al fatto che il romanzo è stato pensato e scritto con lo scopo di trarne il concept del disco. In questi anni abbiamo continuato con gli studi esoterici intrapresi con l’approfondimento della tematica meyrinchiana che ha portato alla realizzazione di DER GOLEM e de IL VOLTO VERDE. Siamo riusciti a creare un piccolo gruppo di ricerca interno alla band che Cristian coordina. Avevamo una serie di cose ben precise che volevamo inserire nell’album, dal punto di vista dei contenuti filosofici, ma non si trovava un romanzo che li contenesse tutti. Cosi lo abbiamo progettato e Cristian si è occupato, nella pratica, di scriverlo.

A mio modesto parere L’INCANTO DELLO ZERO è il tuo capolavoro. So che chiedere a un padre qual è il figlio preferito non è molto corretto, però puoi regalarci un tuo pensiero su tutti e quattro i lavori realizzati dal Segno del Comando?

Grazie per il complimento. Questo album, anche secondo il mio gusto, è il migliore dei quattro a oggi realizzati. Lo dico senza sminuire minimamente l’affetto e l’amore per i suoi predecessori. Penso che ognuno di essi abbia rappresentato una tappa di crescita per arrivare alla maturità che, in molti, stanno apprezzando ne L’INCANTO DELLO ZERO. Il primo album omonimo è stato, a suo modo, rivoluzionario per l’epoca in cui è stato fatto. Ai tempi era una scelta molto coraggiosa proporre lavori simili. La scena prog ormai era ai minimi termini in Italia, ma se oggi questo genere musicale è in piena fase di deiscenza (pur restando limitato a un calderone lontano dal mainstream), è anche grazie a band come Presence, Universal Totem Orchestra, Finisterre e Il Segno del Comando (ovviamente non è un elenco esaustivo), che in quel momento di transizione sono rimaste in piedi tra le rovine. Altro merito va sicuramente alla Black Widow Records che ha compreso, amato e prodotto quell’album che è diventato un disco di culto per una nutrita schiera di appassionati. Parlando del nostro secondo album: DER GOLEM, posso dire che ci sia stata una grossa volontà di sperimentazione. La rottura creata dal primo album ha consentito di superare ogni condizionamento e di sentirsi totalmente liberi di sondare strade nuove, anche lontane dallo stesso genere prog. Ne è uscito un album molto innovativo e originale. Realizzato con un’ottima produzione per l’epoca. IL VOLTO VERDE, invece, è stato particolarmente importante per il sottoscritto perché ho iniziato ad occuparmi completamente di ogni aspetto compositivo e artistico. Per molti versi ha rappresentato la rinascita di una band che prima era sempre in una sorta di limbo che non permetteva un vero e proprio decollo. Anche in questo caso, si è trattato di una produzione che non ha contato su un grosso budget, ma che ha avuto ospiti veramente eccezionali e mi ha permesso di realizzare alcuni sogni a lungo attesi (come, ad esempio, la possibilità di lavorare con Claudio Simonetti e Gianni Leone). L’INCANTO DELLO ZERO invece è, come dicevo, un vero punto d’arrivo. E’ stato realizzato da una squadra davvero preparata. Oltre ai musicisti (ormai molto affiatati), abbiamo potuto contare sul lavoro grafico di Paolo Puppo e sull’ingegneria sonora e la direzione esecutiva di Tommy Talamanca. Il Nadir Studio è oggi di grande importanza per Il Segno del Comando. Sia per l’amicizia che ci lega da anni, sia per la professionalità messa al totale servizio dello sforzo artistico. Senza contare poi la collaborazione con Cristian Raimondi e il già spiegato lavoro preventivo fatto sul libro che, da solo, è stato per tutti noi di importanza fondamentale.

L’artwork dei dischi del Segno del Comando è sempre stato particolarmente curato fino ad arrivare al top proprio con la splendida copertina di quest’ultimo lavoro. Ci racconti quanto l’aspetto grafico conti nelle tue produzioni?

L’aspetto grafico è sempre stato importante e si è sempre cercata una profonda intesa con chi si occupava di svilupparlo. Anche la passata collaborazione con Danilo Capua, che ha realizzato le copertine di DER GOLEM, de IL VOLTO VERDE e di …AL PASSATO, AL PRESENTE, AL FUTURO… Live In Studio, è andata in questa direzione. Io sto cercando, sempre più, di dare al progetto la configurazione di un gruppo di lavoro allargato che si esprima in un ambito multimediale. Paolo Puppo, che come noi è un buon studioso di esoterismo, è entrato pienamente in sintonia con il romanzo e con i contenuti dell’album e ha realizzato un lavoro che è uno dei punti di forza di questo LP. Si è voluto anche omaggiare, in qualche modo, l’estetica dark sound di band come i Blue Oyster Cult e i Black Sabbath che per noi sono state molto importanti.

Puoi dirci quale siano attualmente le tue attività musicali fuori dal Segno del Comando?

Dopo molti anni di attività frenetica, in cui ho partecipato a circa 45 produzioni (tra LP e partecipazioni a raccolte) ho iniziato a comprendere che era necessario rallentare un pochino il ritmo. Tuttavia collaboro occasionalmente ad alcuni progetti, cercando di non disperdere troppe energie. Ho realizzato, ad esempio, un album con un amico toscano (Daniele Nuti). Si tratta di una raccolta di musica acustica dark-cabaret. Il nome del progetto è Lumafati ed è attualmente in cerca di una produzione. Altro album che ho realizzato è stato scritto assieme a Paolo Puppo, Cristian Raimondi e Tommy Talamanca, ma inizieremo a lavorarci a breve, dopo ulteriori arrangiamenti che vogliamo apportare. Si tratta di una specie di suite in stile dark-prog che dura per tutto il minutaggio dell’album. Sto poi collaborando con alcune band che mi hanno ospitato ad intervenire sui loro album. Tra questi ci sono i Jus Primae Noctis (la band prog genovese di Beppi Menozzi per la quale ho registrato tutte le parti di basso, i Witchwood e i Baraphoetida. Poco tempo fa ho partecipato anche alle registrazioni di un brano dell’ultimo LP dei romani Alchem.

Quali sono le tue prog band preferite, quelle che in qualche modo hanno influenzato il tuo percorso come musicista e il tuo modo di comporre?

Un elenco di band che mi piacciono potrebbe essere difficile da fare e dimenticherei sicuramente qualcuno, invece, parlando dei gruppi prog che mi hanno influenzato cito: Goblin, Balletto di Bronzo, Jacula, Area, Magma, Brand X, Eskaton, Black Widow e DemonFuzz. Ovviamente la mia formazione di bassista e di compositore non si esaurisce con tali influenze, ma è ben più ampia e deriva da molti altri generi musicali che ho studiato e ascoltato per molti anni.

Vorrei un tuo parere sulla scena prog attuale. Ci sono band, italiane o straniere, che segui e apprezzi?

Adoro molte band italiane e straniere che sono al momento attive e penso che la scena sia più viva che mai. Occupandomi anche di un programma radio (Overthewall) e collaborando con Marina Montobbio all’organizzazione della rassegna genovese Lady Prog Nights, ne incontro sempre di nuove. Il livello è davvero altissimo. Anche in questo caso mi pare difficile fare un elenco per gli stessi motivi citati in precedenza. Dimenticherei di sicuro qualcuno. Devo però dire che, dal momento del mio ritorno in questa scena avvenuto nel 2013, ho trovato una situazione completamente diversa rispetto all’inizio del nuovo millennio. Etichette discografiche come la Black Widow sono riuscite a rendersi attrici di una rinascita che ha portato al rilancio di molte band storiche facendo, nel contempo, una grande opera di talent scouting che ha fatto emergere una generazione completamente nuova di musicisti validissimi. Ovviamente le risorse che potrebbero garantire il giusto grado di visibilità a questa scena sono trattenute e dirottate verso altri ambiti commerciali, ma si resiste e ci si difende!

Ho saputo che è già in cantiere un nuovo lavoro del Segno del Comando, per la precisione un EP. Puoi darci qualche dettaglio in merito?

Si, non so ancora dire quando verrà realizzato questo lavoro. Si tratta di un EP dedicato ad un noto romanzo di Gustav Meyrink che si intitola “Il Domenicano Bianco”. L’intento con il quale l’ho scritto è quello di chiudere una trilogia su questo autore che, per la nostra band, è stato di grande importanza. A causa dei molti impegni che abbiamo in questo momento, ne abbiamo posticipato la realizzazione a data da destinarsi (considera che è stato scritto, ormai, più di un anno fa). Devo ancora decidere molte cose sul tipo di percorso che questo lavoro dovrà seguire, ma penso che avrà un taglio più prog rispetto a L’INCANTO DELLO ZERO (che ha una considerevole impronta hard rock). Ammetto di essere molto soddisfatto delle composizioni in esso contenute.

Qualche anticipazione sui prossimi concerti del Segno del comando?

Ci sono in programma molte date. Al momento abbiamo definito una serie di eventi nel periodo che va da ora fino all’inizio dell’estate. Suoneremo il prossimo 23 febbraio al WIP di Terranuova Bracciolini (AR) assieme ai Basta!, il 23 marzo saremo al Defrag di Roma con La Fantasima, avremo poi un gradito ritorno al Festival Acciaio Italiano che si svolgerà il prossimo 20 aprile presso l’Arci Tom di Mantova, suoneremo poi il 4 maggio al The One di Cassano D’Adda e il 10 maggio torneremo all’Angelo Azzurro di Genova per la serata conclusiva del festival Lady Prog Nights assieme ai Dark Quarterer. Ultima data ad oggi confermata è quella del 15 giugno al Circus Club di Scandicci (FI) con gli Otakosuite. Proprio in questi giorni si stanno definendo altri eventi live che ci riguardano e quindi invito tutti gli interessati a seguire gli aggiornamenti sulle nostre pagine.

 

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