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Pubblicato il Gennaio 29th, 2019 | by Paolo Formichetti

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Il Segno Del Comando – L’incanto dello Zero (2018)

Tracklist
1. Il Senza Ombra
2. Il Calice dell’Oblio
3. La Grande Quercia
4. Sulla via della Veglia
5. Al Cospetto dell’Inatteso
6. Lo Scontro
7. Nel Labirinto Spirituale
8. Le 4 A
9. Il Mio Nome È Menzogna
10. Metamorfosi
11. Aseità

Etichetta: Black Widow

Durata 56’54”

Personnel: Diego Banchero (Bass) ● Fernando Cherchi (Drums) ● Roberto Lucanato (Guitars) ● Riccardo Morello (Vocals) ● Davide Bruzzi (Guitar, Keyboards) ● Beppi Menozzi (Keyboards)

Il Segno del Comando è una band che nasce come progetto in studio a metà degli anni ’90 ad opera del bassista Diego Banchero e del cantante Mercy, al tempo entrambi in forze ai genovesi Malombra. Il nome, mutuato da quello di  un vecchio sceneggiato RAI di genere mistery, la dice lunga sugli intenti della band: produrre un dark progressive arricchito nelle sue liriche di interessanti e colti riferimenti di genere. Banchero, da sempre appassionato di tematiche esoteriche ed orrorifiche, decide infatti, dopo il pregevole lavoro d’esordio (l’omonimo del 1997), di dedicare ben due dischi alle opere dello scrittore, occultista e spiritista austriaco Gustav Meyrink: DER GOLEM (2001) e IL VOLTO VERDE (2013), quest’ultimo senza la collaborazione di Mercy, allontanatosi nel frattempo dal progetto.

Il periodo successivo ha visto Banchero radunare attorno a sè dei musicisti stabili trasformando pertanto Il Segno del Comando in una vera e propria band, in grado di esibirsi dal vivo con una certa regolarità e di collaborare con lui alla stesura e agli arrangiamenti di questo nuovo album. L’INCANTO DELLO ZERO prende ispirazione dalla collaborazione con lo scrittore Cristian Raimondi e dal suo libro “Lo zero incantatore” mentre dal punto di vista musicale vede la partecipazione di vari ospiti: le splendide voci di Marina Larcher e Maethelyiah, Luca Scherani alle tastiere, Paul Nash alla chitarra. Il disco è un concept oscuro e visionario che attinge a piene mani da band di culto del dark-prog tricolore (Goblin, Metamorfosi, Balletto di Bronzo), mischiandole all’hard rock di Black Sabbath e Blue Oyster Cult e rielaborando il tutto in quello che ormai può essere definito uno stile proprio. Quello che stupisce, oltre alla ricercatezza delle sonorità e ai virtuosismi strumentali, è il modo in cui i brani, nonostante la loro complessità, sappiano imprimersi nella mente fin dal primo ascolto rendendo il viaggio sonoro dell’ascoltatore entusiasmante e facile da compiersi. Tale freschezza compositiva si sposa con sinistre sonorità vintage (ma nemmeno poi troppo), e viene ancor più esaltata dalla splendida voce del cantante Riccardo Morello, perfettamente a suo agio nel declamare liriche mai banali con uno stile enfatico ma non caricaturale.

Bellissimo infine l’artwork realizzato da Paolo Puppo che impreziosisce ancor di più quello che, al pari dell’esordio degli Una Stagione all’Inferno, è sicuramente uno dei prog album più belli del 2018.

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