Ristampe

Pubblicato il Agosto 29th, 2016 | by Roberto Paravani

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Jon Anderson – Change We Must (2013/1994)

Tracklist
1. State of Independence
2. Shaker Loops
3. Hearts
4. Alive and Well
5. The Kiss
6. Chagall Duet
7. Run on, Jon
8. Candle Song
9. A View from the Coppice
10. Hurry Home
11. Under the Sun
12. Change We Must
Bonus tracks
13. Interview with Jon Anderson
14. Change We Must (single)

Etichetta Esoteric Recordings/CD

Durata 63’53”

Personell
Jon Anderson (vocals and orchestration) ● London Chamber Academy Directed by Christopher Warren-Green ● Matt Clifford (keyboards, orchestration) ● Nigel Warren-Green (orchestration) ● Opio Singers (choir) ● Nick Ingram (orchestration) ● Ian Thomas (drums) ● Milton McDonald (guitar) ● Steve Pearce (bass) ● Toby Alington (synthesizers) ● Gwendolyn Mok (piano) ● Geoffrey Alexander (orchestration) ● Sandrine Piau (vocals) ● Tim Handley (orchestration) ● Jade Anderson (vocals) ● Christopher Warren-Green, Rosie Furness, Roger Chase, Steve Trees, Jonathan Williams (string quintet) ● Skaila Kanga (harp) ● Nadya (sun chant)

Uscito originariamente nel 1994, Change We Must è il settimo album registrato in proprio da Jon Anderson, membro fondatore e per molti anni leader degli Yes. Per le registrazioni dell’album il cantante ha collaborato con il produttore Tim Handley, il conduttore Christopher Warren-Green e la London Chamber Academy, creando arrangiamenti orchestrali di nuovi e vecchi brani pubblicati in passato con Vangelis e con gli Yes. L’album è composto da dodici pezzi, anzi, da dodici canzoni, molto melodiche, profondamente caratterizzate dall’arrangiamento orchestrale e private di ogni elemento rock, con qualche inevitabile traccia di melassa qua e la; ‘canzoni sinfoniche’ in cui è però possibile percepire alcuni aromi assorbiti dall’autore in quel periodo: folk inglese, musica etnica africana, new age, elettronica. Tra le dodici, Hearts è la sorpresa più grande: questo magnifico brano già rappresentava uno dei punti più alti di 90125, il disco più venduto nella storia degli Yes, ma in questa nuova veste acquista addirittura colori, perdendo le (in verità poche) asperità della versione originale. Anche i restanti undici brani sono più o meno sullo stesso livello, e il risultato complessivo è una delle più belle opere della lunga, prolifica ed altalenante carriera solistica di Anderson. Successivamente la voce del cantante inglese tornerà a flirtare con l’orchestra e sempre con eccellenti risultati: parliamo in particolare di Magnification, l’album degli Yes pubblicato nel 2001, e Open, l’EP a proprio nome uscito nel 2011. Ma d’altronde la propensione alla ‘scrittura orchestrale’ è sempre emersa in ogni lavoro di Anderson, anche con gli Yes e anche se non c’erano orchestre a disposizione. Buona la ristampa Esoteric sia per quello che riguarda la pulizia del suono che per la qualità del libretto, in cui spiccano, tra qualche piccola imprecisione, alcune inedite note dello stesso Anderson. Meno bene le bonus: l’audio di un’intervista a Jon e una versione editata di Change we must.

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