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Pubblicato il Agosto 25th, 2016 | by Lorenzo Barbagli

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Panzerpappa – Pestrottedans (2016)

Tracklist

1. Spådom (4:11)
2. Pestrottedans (7:05)
3. Barkus i Vinterland (6:04)
4. Fundal (6:54)
5. Tredje malist (4:13)
6. Landsbysladder 3 (8:26)
7. Goda’ Gomorrah (6:25)

Etichetta AltrOck Productions 2016/CD

Durata 43’18”

Personell

Steinar Børve (saxophones, Akai electric wind instrument programming, keyboards) ● Trond Gjellum (drums, percussion, Korg Kaossilator, synth effects and programming) ● Anders K. Krabberød (bass guitars) ● Jarle Storløkken (guitars) ● Hans-Petter Alfredsen (keyboards) ● Elaine DeFalco (accordion on Barkus i Vinterland) ● Nina Hagen Kaldhol (Moog guitar on Fundal )

Quando in Scandinavia, una ventina di anni fa, si stava coltivando un massiccio ritorno alle sonorità del rock progressivo sinfonico dei seventies, i Panzerpappa furono tra i pochi gruppi nordici, insieme ai Gösta Berling Saga, a proporre un’offerta musicale avant-prog che proseguiva l’elitarismo del Rock in Opposition degli Henry Cow con un leggero tocco di zeuhl alla Univers Zero. Partendo dai primi radicali lavori, i Panzerpappa si sono poi con il tempo ammorbiditi, spostando musicalmente il loro sguardo verso sud ovest, direzione Canterbury, arrivando a quest’ultimo Pestrottedans dopo quattro anni di silenzio. Nella nuova opera, la band sembra aprirsi ancora di più a melodie vagamente cantabili o per lo meno più orecchiabili, tranne poi concludere l’album con un ritorno alla materia RIO. Il loro blend di jazz rock, musica etnica e classica, ad esempio, si snoda nelle prime tre tracce con grande attenzione a melodie lineari – tessute dall’interplay tra il sassofono di Børve e la chitarra di Storløkken – dalle quali si possono cogliere anche richiami alle tradizioni klezmer e mediorientali, trasformandosi da semplice ensemble fusion a piccola orchestra da camera. Il quintetto, però, carbura al suo meglio quando all’interno delle composizioni si inseriscono tracce riconoscibili di progressive rock, come accade su Fundal e Landsbysladder 3, che senza dubbio rappresentano le tracce migliori dell’album. I Panzerpappa dimostrano ancora una volta la propria competenza in qualità di strumentisti ed esecutori: encomiabile anche una certa ricerca nel sound che li porta a confrontarsi nel merito tra il sinfonismo e il jazz prog. A frenarli sulla via della totale emancipazione è la sensazione di una rilassatezza compositiva e la conseguente limitazione di risvolti musicali che potrebbero insinuare maggiore complessità tra le trame.

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