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Pubblicato il Febbraio 6th, 2021 | by Ed Pisani

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Perigeo: non solo improvvisazione

 

Con mia grande sorpresa, mentre curiosavo tra ristampe di vinili, ho trovato alcuni dischi del Perigeo pubblicati da Schema Records – Sceb Series, con una fascetta allegata alla copertina che dice: “Perigeo is one of the most important Italian jazz-rock-prog bands from the seventies – a unique atmosphere, a gem of Italian prog… which calls to mind the big band fusion sound of Weather Report, Return to Forever…”. A quel punto mi è venuto in mente LA VALLE DEI TEMPLI (1975), che avevo ascoltato non so più quanti anni fa e che mi era sembrato un bellissimo esempio di come certa musica italiana degli anni settanta fosse ‘competitiva’ (dal punto di vista qualitativo e creativo) rispetto a quella ben più nota d’oltreoceano. Morale della storia, mi sono ritrovato con ABBIAMO TUTTI UN BLUES DA PIANGERE (1973) e GENEALOGIA (1974) a girare sul piatto che, senza interruzione, è andato avanti per tre ore facendomi (ri)scoprire e gustare brano dopo brano la musica attualissima del Perigeo.



AZIMUT (RCA, 1972) Quasi cinquant’anni fa, il talento ispirato di Franco D’Andrea (piano e tastiere), Bruno Biriaco (batteria), Claudio Fasoli (sax), Giovanni Tommaso (contrabbasso/basso) e Tony Sidney (chitarre) ha creato delle atmosfere musicali d’avanguardia, che a riascoltarle oggi sembrano una cavalcata attraverso ritmi e composizioni di jazzisti d’eccezione loro contemporanei come Zawinul, Shorter, Hancock e Corea, fino al Miles Davis di BITCHES BREW, ma anche di pionieri del rock progressivo (penso a Soft Machine e Nucleus per esempio) – e gli esempi potrebbero continuare con artisti che hanno pubblicato ben dopo gli anni settanta. La band era stata formata nel 1971 e riuscì presto a firmare un contratto con la RCA per la pubblicazione del suo primo album, AZIMUT, nel 1972, che mostra le evidenti radici jazzistiche dei componenti il gruppo.



ABBIAMO TUTTI UN BLUES DA PIANGERE (RCA, 1973) Il secondo lavoro del Perigeo è dell’anno successivo e offre una prospettiva molto più originale e creativa, grazie non solo alle capacità espressive di ciascun musicista ma anche per la maggiore complessità delle trame compositive. L’apporto di modernità musicale di Giovanni Tommaso (in realtà un polistrumentista che fu il vero deus ex machina del gruppo) e degli altri membri del Perigeo fa di quest’album una pietra miliare del jazz progressivo in Italia. Segnalo tra tutti il brano 36° Parallelo, che sembra dare spazio a un’improvvisazione di una decina di minuti in cui il contrasto tra il piano elettrico, la voce e un sax esuberante già delinea il carattere ‘estroverso’ del gruppo. L’attività concertistica in quegli anni, anche fuori dall’Italia, fu quasi incessante dando visibilità al gruppo ma soprattutto permettendo di sviluppare un suono sempre più collettivo e visionario.



GENEALOGIA (RCA, 1974) Il 1974 è l’anno di GENEALOGIA, un disco in apparenza più accessibile dei precedenti, in cui viene fatto uso maggiore dei sintetizzatori e del moog, suonato dallo stesso Tommaso. L’accoglienza da parte della critica è molto positiva e conferisce al Perigeo un ruolo di primo piano nel panorama della musica italiana progressiva. Mi piace citare Franco Fayenz, che fu estimatore attento del Perigeo e autore del commento sulla copertina del disco: “Il senso del collettivo e del complesso come comunità di lavoro si è sviluppato in modo sorprendente e positivo… Il titolo, GENEALOGIA, vuole sottolineare il background personale che si riflette sul fatto musicale e compositivo, con un recupero cauto e discreto (e comunque immerso nella realtà contemporanea) di echi e tradizioni vissute in prima persona”. Tra gli highlights dell’album ci sono Polaris, con il suo leggero crescendo guidato da un piano elettrico formidabile, e (In) Vino Veritas, brano più lungo con circa sette minuti di arrangiamenti leggermente dissonanti e una chitarra elettrica al gusto di rock progressivo.



LA VALLE DEI TEMPLI (RCA, 1975) Dopo un tour trionfante con i Weather Report attraverso l’Europa nel 1975, il Perigeo è di nuovo in pista con il quarto album, LA VALLE DEI TEMPLI: un lavoro rivoluzionario, ancora più vitale e ricco dei precedenti. Un tocco particolare viene dato alla sezione ritmica che stavolta si avvale del giovane percussionista napoletano Tony Esposito. Il brano d’apertura, Tamale, è l’esempio dimostrato della capacità del gruppo di fondere la tecnica musicale e le idee artistiche innovative che vengono riprese in Mistero della Firefly e Periplo. Più delicata è l’atmosfera di Pensieri, un piccolo gioiello introspettivo di qualche breve minuto. 2000 e Due Notti espone un’ambientazione densa, con un ‘tappeto’ di synth e voci di sax drammatiche, inseguite dalle note della chitarra su una base esotica e misteriosa creata da basso e batteria. Il successo anche commerciale di quest’album conferma definitivamente la crescita del gruppo, che a questo punto è all’apice della sua popolarità e sembra proiettato verso nuove esperienze.



NON E’ POI COSI’ LONTANO (RCA, 1976) Accade invece che nel 1976 viene pubblicato il quinto album, NON E’ POI COSI’ LONTANO, dalle atmosfere quasi pop e meno progressive, che pur non togliendo nulla all’abilità dei singoli musicisti, lascia delusi tutti – pubblico, critica e gli stessi artisti. I componenti del gruppo decidono quindi di interrompere la loro collaborazione per dedicarsi a carriere da solista e soprattutto di sessionmen. Per la cronaca, nel 1978 il Perigeo appare come band di supporto a un giovane cantautore, Giovanni Ullu, al suo primo album, di cui Tommaso è arrangiatore.

Alcuni anni dopo, nel 1980, verrà ripresentata al pubblico la stessa formazione col nome di Perigeo Special per l’uscita del doppio album ALICE, un ambizioso progetto costruito come ‘concept album’ sulla storia di Lewis Carroll (autore di ‘Alice nel paese delle meraviglie’), in cui appaiono vari ospiti importanti (Lucio Dalla, Anna Oxa e altri). Alla fine dello stesso anno, la RCA promuove un tour (che risulta in un EP dal titolo Q-Concert) che include Rino Gaetano, Riccardo Cocciante e il New Perigeo, un gruppo di sessionmen sempre guidato da Giovanni Tommaso, unico superstite della formazione originale. Il line-up comprendeva Carlo Pennisi (chitarre) e Agostino Marangolo (batteria) dai Flea e Goblin, Danilo Rea (piano, tastiere) e il sassofonista Maurizio Giammarco, che aveva suonato con Blue Morning e il Canzoniere del Lazio. Nel 1981 viene pubblicato EFFETTO AMORE, con il nome New Perigeo, senza alcun successo commerciale né di critica. Sei brani dell’album vennero composti da Vanera (Pasquale Panella, già paroliere di Enzo Carella, che qualche anno dopo avrebbe supportato il Lucio Battisti dei “dischi bianchi”).

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