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Pubblicato il Marzo 4th, 2017 | by Paolo Formichetti

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Stefano Orlando Puracchio – Rock Progressivo – Una guida (2014)


Casa editrice autoprodotto

Pagine 100

“Il mio libro potrebbe essere il testo perfetto per le fidanzate, mogli o amiche di un qualsiasi patito di progressive… Infatti non si rivolge principalmente agli appassionati prog, bensì a gente che è incuriosita da questo “genere” e che non ha mai osato approfondirlo, ritenendo che fosse “roba” troppo complicata” (Stefano Orlando Puracchio)

Se le uscite discografiche in campo progressive sono di anno in anno sempre più numerose, stante anche la facilità con la quale al giorno d’oggi si può registrare un disco, un fenomeno simile, seppur in scala proporzionalmente minore, si riscontra in ambito editoriale, con un numero sempre maggiore di titoli che si rifanno al prog, vuoi come saggi che come biografie dedicate a band o singoli musicisti. L’affinità coinvolge peraltro anche il discorso produttivo, dato che le pubblicazioni, oltre che tramite le tradizionali case editrici, vengono sempre più spesso realizzate mediante autoproduzione di ebook o di veri e propri testi cartacei. È questo il caso del libro di Stefano Orlando Puracchio che propone una guida introduttiva al prog, senza supponenza né tantomeno, come da sua stessa ammissione, pretesa di assoluta esaustività (stante anche il numero di pagine abbastanza contenuto). Il lavoro inizia in maniera tutto sommato tradizionale, con la definizione e la descrizione delle principali caratteristiche del genere, proseguendo poi con la storia della sua nascita e con una breve carrellata sui gruppi che potremmo considerare proto-prog (Nice, Procol Harum, Vanilla Fudge etc). La cosa che colpisce di più in questa prima parte (in positivo o in negativo a seconda dei gusti) è lo stile estremamente colloquiale della trattazione, con tanto di paragoni esemplificativi a volte un po’ naif, e l’elevato numero di citazioni virgolettate da altri testi o interviste a musicisti. Con il medesimo stile vengono poi analizzati, nella seconda parte del lavoro, una serie di album che l’autore giudica fondamentali per approcciare il progressive con tanto di curioso sistema a “semaforo” a indicare col verde i lavori adatti ai neofiti e col rosso quelli riservati a chi un po’ già mastica il genere. Le scelte, come sempre accade in questi casi, sono personali e di conseguenza più o meno condivisibili, ma la lettura è comunque interessante e scorrevole. Da segnalare, in conclusione, come alla bella copertina “in stile” faccia da contraltare la totale mancanza di immagini interne e un’impaginazione un po’ approssimativa.

 

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