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Pubblicato il Agosto 5th, 2016 | by Roberto Paravani

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Steven Wilson – 4 ½ (2016)

Tracklist
1. My Book of Regrets
2. Year of the Plague
3. Happiness 3
4. Sunday Rain Sets In
5. Vermillioncore
6. Don’t Hate Me

Etichetta KSCOPE/CD

Durata 36’42”

Personell
Steven Wilson (vocals, keyboards, guitars) ● Gavin Harrison (drums, cymbals) ● Guthrie Govan (guitars on 3) ● Dave Kilmister (guitars on 1, 6) ● Nick Beggs (bass, Chapman Stick, backing vocals) ● Adam Holzman (keyboards) ● Craig Blundell (drums on 1, 5, 6) ● Marco Minnemann (drums on 3) ● Chad Wackerman (drums on 4) ● Ninet Tayeb (vocals on 6) ● Theo Travis (reeds on 4, 6)

La proverbiale ipertrofia compositiva e realizzativa di Steve Wilson non ha cure. La sua carriera da solista – ormai centro predominante di un universo di progetti – è sempre stata integrata da pubblicazioni atte a placare la sete dei fan nei momenti di attesa tra un lavoro e l’atro. Così, dopo Insurgentes, fu pubblicato NSRGNTS RMXS, strano album di remix. Dopo The Raven That Refused to Sing, è stata la volta di Drive Home, contenente inediti, mix alternativi e pezzi live. Ed oltre a questi, live ed antologie in tutti i formati audio e video possibili. Ora ecco 4 ½, che contiene sei tracce inedite di cui quattro scritte o registrate durante la fase di creazione di Hand. Cannot. Erase., ma giudicate inadatte all’umore del progetto. L’iniziale My Book of Regrets, scritto nel 2013 e completato nel 2015, è sicuramente il brano più impegnativo e forse avrebbe meritato una migliore collocazione. Year of the Plague è uno strumentale malinconico registrato durante le session di The Raven That Refused to Sing (And Other Stories) tra il 2012 e il 2013, ovvero nel momento di miglior ispirazione dell’autore, e si sente. Happiness III è pop sempliciotto, scritto nel 2003 e registrato durante Hand. Cannot. Erase. come Sunday Rain Sets, uno strumentale del tutto innocuo. Anche Vermillioncore è uno strumentale abbastanza prevedibile, di cui esisteva solo la linea di basso scritta nel 2013, attorno al quale nel 2015 Wilson ha aggiunto tutti gli strumenti di contorno. In coda c’é Don’t Hate Me, una cover del brano dei Porcupine Tree contenuto nell’album Stupid Dream, registrata dal vivo durante il tour europeo nel settembre 2015 e rilavorata in studio. E’ sicuramente l’episodio migliore, arricchito dalla voce di Ninet Tayeb e utile a porre in evidenza la differente qualità tra i musicisti che affiancavano Wilson nel 1998 e quelli che lo fanno oggi, tra i quali l’unico sopravvissuto è il fiatista Theo Travis. Un disco gradevole quanto prescindibile, un lavoro minore per scelta, destinato soprattutto a fan e completisti.

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