Incontri

Pubblicato il Settembre 15th, 2016 | by Antonio De Sarno

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SYNDONE: un magnifico equilibrio

Dopo il recente concerto di Wobbler e Not A Good Sign, torniamo a goderci un altro concerto doppio allo Spazio Teatro 69, nella periferia di Milano. Questa volta è il turno dei torinesi Syndone, una formazione ormai piuttosto consolidata e, per la prima volta in Italia, del trio giapponese Le Silo, esponenti di spicco del movimento Avant Rock (o RIO se preferite), reduci dal festival Rock In Opposition a Carmeaux, Francia. La loro esibizione, come era lecito aspettarsi, è stata estremamente adrenalinica, ma era difficile prevedere il divertimento un po’ folle e il clima di generale nonsense, dovuto anche alle oggettive difficoltà di comunicazione, che si è subito instaurato con i presenti in sala. Torniamo quindi ai Syndone, arrivati a Milano per presentare la ristampa (con una bonus track che non vi sveliamo) del disco del ritorno sulle scene, Melapesante (2010): la band ha fornito una lezione di rock progressivo mai banale e elegante, nonché in continua evoluzione stilistica. Dopo il concerto abbiamo approfittato per scambiare due chiacchiere con il membro storico e principale autore del gruppo, Nik Comoglio, partendo dalla domanda più scontata per chi ricorda il nome del gruppo, legato alla rinascita del prog in Italia…

Come mai vi siete fermati nel ’94?

Ci sono stati motivi artistici oltre che personali. Quelli personali sono lunghi da spiegare, mentre i motivi artistici sono scaturiti semplicemente dalla mia esigenza di studiare composizione o comunque studiare la musica seriamente; orchestrazione, strumentazione… all’interno di quella zona che chiamano zona “colta”. Per una quindicina di anni ho frequentato questo gruppo di persone, oltre che per suonare con dietro l’orchestra, anche con compositori affermati, con cui ho studiato, e compositori di musica contemporanea come Giovanni Sollima. Dopo aver acquistato, possiamo chiamarlo, un “bagaglio culturale”, mi sono spinto nell’analisi della partitura, quindi Stravinskij ecc. Prima, invece, era tutto più istintivo: venivo dal rock, mentre per affrontare uno stile come questo devi avere una cultura dietro. Tutto questo è successo fra il ‘94 e il 2009. A quel punto mi sono rituffato nel mondo del prog ed è subito arrivato Melapesante, che contiene anche un rifacimento di un brano della prima formazione, e così quello che ho studiato si è concretizzato

Quindi le prossime mosse in campo musicali quali saranno? I tre dischi realizzati finora sembrano abbastanza consequenziali alle mie orecchie…

Sì, infatti. Ora ci stiamo chiedendo tutti dove andare, perché dopo Odysseas

..che suona quasi come un disco di passaggio. Solo dal vivo, con la nuova formazione, acquista una dimensione finalmente matura…

…ha avuto un grande successo e proprio adesso sta per essere ristampato. Le copie sono andate via abbastanza in fretta… del prossimo lavoro posso anticipare soltanto questo: ci sarà sicuramente qualcosa di più aggressivo e quindi sicuramente si dilaterà ancora di più la dicotomia elettrico/classico. Devo proprio studiarlo bene e comporlo meglio, soprattutto fare quella cosa difficilissima di riuscire a equilibrare bene la parte elettrica (o elettronica) e la parte classica, in modo che il suono rimanga in equilibrio come in Odysseas, molto bilanciato e molto fruibile. Se vai troppo nell’elettrico… la cosa veramente difficile da fare è equilibrare il tutto. Sarà bianco e nero con ancora più luce ed ombra

Sarà più un lavoro di gruppo questa volta oppure si continuerà con la scrittura in solitaria?

Sì, sarà un lavoro di gruppo a tutto tondo. Non ci saranno più musicisti ospiti e ci saranno, come nei concerti che abbiamo tenuto in questi mesi, Martino Malacrida alla batteria, Marta Caldara al vibrafono, Maurino Dell’Aqua al basso… io che ho sempre fatto tutte le tastiere adesso sarò affiancato da Gigi Rivetti e, in più, ci avvarremo dell’orchestra filarmonica di Torino col direttore Fabio Gurian. Adesso, però, è il momento di scriverlo (ride), non c’e ancora niente e per fare un lavoro superiore aOdysseas bisogna aspettare almeno un anno, un anno e mezzo, aspettare che si sedimenti e… sarà una bella sfida (ride)!

Quindi non avrete più ospiti?

Allora, sai che abbiamo avuto già avuto John Hackett per una piccola parte del disco e io farei fare volentieri una parte di chitarra a Steve (Hackett) però… diciamo… la parte fondamentale del lavoro sarà fatto da noi, questa formazione che hai visto qui sarà quella che ci sarà nei dischi futuri e sicuramente dal punto visivo sarà un gruppo che si muove e non dei musicisti che suonano una parte per poi scomparire

La composizione in Odysseas è solo tua?

Sì, mia e di Francesco Pinetti, il vibrafonista che c’era prima e che, però, non c’è più perché ha avuto dei problemi anche suoi, personali. Detto questo, le sue parti, che mi arrivavano in mp3, sono sempre state riviste da me in chiave più rock in quanto lui veniva dal jazz e dalla fusion e faceva delle cose più leggere. Però l’armonia la sapeva trattare

Raccontami qualcosa della presenza di Marco Minnemann su Odysseas

Francesco ha partecipato ad una clinic a Zurigo. Si sono conosciuti e, strano a dirsi, nonostante decenni di attività alle spalle, Marco non era ancora famoso come è adesso. Non aveva, cioè, ancora suonato con Steven Wilson e gli Aristocrats e tutto il resto. Ha lasciato la sua e-mail a Francesco e l’abbiamo contattato. Gli ho mandato tutto il materiale, che a quel punto era quasi pronto

Quindi ha scelto lui su cosa suonare?

Sì, prima ha voluto sapere su cosa avrebbe dovuto suonare e poi, avendo sentito i pezzi ha detto che gli piacevano, quindi alla fine ha detto ok. Ci ha suonato su e c’é anche un video su Youtube, che tra l’altro sarà sul dvd e…e niente. Poi mi ha mandato i file e…

Però non si è mai parlato di suonare dal vivo o no?

No, lui poi è partito con gli Aristocrats e con Steven Wilson…

E non si è più fermato

Sì, ora non potrebbe nemmeno, ovviamente… la cosa assurda è che i nostri pezzi non sono facili ma lui in tre/quattro giorni mi ha mandato i take da San Diego, dove abitava, e non sapevo cosa scegliere. Erano tutti bellissimi e, alla fine, mi diceva “prendi quello perché lì ho fatto una rullatina”. Quindi ora spero per la fine del 2015 o l’inizio del 2016 di uscire col nuovo disco. Abbiamo già un’idea del concept e Riccardo Ruggeri che, oltre a cantare, scrive tutti i testi, ha già tirato giù delle idee abbastanza valide… per Odysseas ha preso la linea generale e ne ha ricavato una narrativa che potesse essere anche attuale. Dicevo, ha già un’idea del prossimo concept ma la cosa importante per ora è la musica

Si è parlato di un dvd dal vivo…

Esatto, questo dvd del concerto all’Hiroshima Mon Amour di Torino inizialmente doveva uscire assieme a Melapesante, cioè alla sua ristampa. Invece abbiamo deciso di pubblicarlo con la ristampa di Odysseas. Ancora non so se Marcello (Marinone, della Fading Records) abbia intenzione di farlo uscire questo anno o all’inizio del prossimo, però

Come trovi cambiata la scena musicale rispetto ai primi anni ’90?

Sicuramente nel ‘93 c’era più apertura a Torino… in generale si suonava di più e si veniva pagati di più. Adesso vedo che c’è una stanca. È molto difficile andare a suonare in giro. Poi con l’avvento di internet e dei download la gente non compra più i dischi. Io sono già contento di aver venduto mille copie ma altri… fino a qualche tempo fa i dischi si vendevano ancora, ora non più. Dal ‘90 al ‘93 c’è stata la rinascita del prog e noi ci siamo stati dentro. Adesso stiamo cercando di fare questo prog che a noi sembra abbastanza nuovo. Ma oggi quei dischi che realizzai negli anni ’90, per numerosi motivi, non li riconosco più come miei

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