Live report

Pubblicato il Agosto 27th, 2016 | by Paolo Carnelli

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TERRY BOZZIO – Roma, Planet Live Club 20/11/2015

Terry Bozzio è un artista che non necessita di presentazioni. Da anni, la sua ricerca è orientata verso la dimensione musicale e autosufficiente della batteria e dei tamburi. Non a caso, l’appuntamento romano era correttamente annunciato come “An evening of solo drum music”…

Terry Bozzio è uno scienziato. Anche se quando sale, da solo, sul palco del Planet Live Club, non indossa un camice, ma un vestitino nero fumo, come i suoi capelli. Accanto a lui, ad occupare quasi interamente la scena, la sua mostruosa creatura: una batteria con otto casse, una ventina di pedali, decine di tamburi e piatti sospesi su una struttura avveniristica. Il mostro lo chiama a sé, e Bozzio cerca di domarlo, ben deciso a fare i conti con la sua natura imprevedibile: la testa va da una parte, la coda dall’altra. E’ una ribellione ordinata, lo scienziato fa riferimento al suo formulario e tra addizioni, sottrazioni e divisioni tiene tutto sotto controllo.

Terry Bozzio è un chirurgo. Seziona il ritmo, lo scompone, taglia e cuce, prova a disegnare melodie attraverso i suoi tamburi in una complicata operazione di estetica musicale. Poi si sposta al cajón: indossa campanelli per calzari e si confronta con il ritmo a mani nude. Confessa che di quella “scatola” non farebbe mai a meno, perché contiene tutto ciò che gli occorre. Il mostro che si riposa lì a fianco esprime il suo disappunto. Non è una clinic, ma un uomo e una batteria non fanno un concerto. Senza un altro strumento a fare da contraltare, ad imbastire un dialogo, è una battaglia persa. Più fortuna ha invece quella degli uomini della sicurezza, impegnati su precisa indicazione dell’artista americano a tarpare le ali a chiunque provi a fare foto o a riprendere l’esibizione. Del resto nel pomeriggio è stata data istruzione agli addetti alla ristorazione di non vendere patatine al pubblico, perché troppo rumorose da consumare.

Bozzio fa una pausa, poi torna seguendo, anche in questo caso, uno schema geometrico che non prevede digressioni: prima un paio di pezzi alla batteria, poi un excursus alle percussioni, infine il ritorno alla batteria per il commiato. Una ragazza davanti a me si lamenta di non sentirsi “coinvolta fisicamente”. In effetti il coinvolgimento è pari a quello di una seduta in sala operatoria per chi non è laureato in medicina. Però quando Bozzio chiede quanti batteristi ci siano tra il pubblico, è un plebiscito di mani alzate. E allora è tutto ok. Il Dottore si ritira senza concedere bis, la folla si assiepa in adorazione davanti alla batteria/scultura, prima che inizino le operazioni di smontaggio. Un ricercatore in criogenesi e la sua scultura di ghiaccio.

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