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Pubblicato il Febbraio 28th, 2021 | by Roberto Paravani

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The Beatles – Let It Be (1970)

Tracklist

Lato A
1. Two of Us
2. Dig a Pony
3. Across the Universe
4. I Me Mine
5. Dig It
6. Let It Be
7. Maggie Mae

Lato B
1. I’ve Got a Feeling
2. One After 909
3. The Long and Winding Road
4. For You Blue
5. Get Back


Personell
John Lennon – vocals, guitars ● Paul McCartney – vocals, bass, guitars, piano, Hammond organ ● George Harrison – vocals, guitars, tambura ● Ringo Starr – drums, percussion ● Richard Anthony Hewson – string and brass arrangements on I Me Mine and The Long and Winding Road ● John Barham – choral arrangements on Across the Universe, I Me Mine and The Long and Winding Road ● George Martin – Hammond organ on Across the Universe, shaker on Dig It, string and brass arrangements on Let It Be ● Linda McCartney – backing vocals on Let It Be ● Billy Preston – electric piano, Hammond organ ● Brian Rogers – string and brass arrangements on Across the Universe


Le sessioni di registrazione di GET BECK / LET IT BE rappresentano il momento più caotico e deprimente nella scintillante quanto breve storia dei Beatles. La triste narrazione in musica della fine di un sogno…

Il penultimo album dei Beatles, venne pubblicato per ultimo. Per farlo uscire si aspettò infatti che fosse pronto il film omonimo, quello che documentava impietosamente le cattive vibrazioni che riverberavano durante le caotiche session audio e video presso i Twickenham Film Studios. Uscì quindi dopo il lussureggiante addio di ABBEY ROAD, dopo la separazione, dopo che gli stracci erano volati lasciando sul campo acredine e cause legali. Eppure era stato concepito come l’album del ritorno alle origini, con un approccio più semplice e diretto, il cui titolo doveva inizialmente essere GET BACK proprio per sottolineare il concetto. Per sostenere i pezzi, che dovevano essere dei live in studio, ma anche sperando che i ragazzi si comportassero un po’ meglio di fronte a un estraneo, fu convocato anche il magnifico tastierista Billy Preston. C’era ovviamente Yoko Ono, ormai ombra inseparabile da John, ingombrante e onnipresente. E soprattutto spiccavano le assenze e il ridimensionamento di un George Martin, sempre più disparte. Del resto è Paul ormai la forza motrice del gruppo, il leader indomito che ha preso in mano le sorti della band dopo la diparta di Brian Epstein; John invece è sempre più disinteressato, annoiato se non intorpidito dall’eroina da cui ormai dipende; George è frustrato e ormai insofferente dell’ego dei due leader, che sovente soffocano la sua creatività e arriva addirittura ad abbandonare le prove per qualche giorno.

Fu un inferno, un’esperienza davvero terribile… — GEORGE MARTIN

Le session produssero materiale alterno e vennero presto interrotte per andare a registrare nei “traballanti” studi della Apple. Terminate le registrazioni, i nastri, per volere di John e George, furono affidati a colui che in quel momento era considerato il nuovo mago dei suoni targati USA, Phil Spector, che provvide a infarcirli di pesanti sovra-incisioni orchestrali tali da mandare Paul su tutte le furie. Ne uscì fuori quello che non è certamente un capolavoro, ma che comunque è pur sempre un album dei Beatles. Anche se a fianco a un paio di clamorose ballate di Paul (Let It Be, The Long and Winding Road), un discreto George (I Me Mine) e una delle ultime poderosissime zampate di John (Across The Universe), abbondano svogliati riempitivi utili solo a dimostrare l’aura di negatività che permeava il progetto e un sogno che stava finendo.

Diavolo… le sedute più disgraziate del mondo… — JOHN LENNON

Poi nel 2003 – seppelliti John e George – la clamorosa e un po’ cinica rivincita di Paul: il lavoro viene rieditato, vengono estirpate le intromissioni del maestro del Wall of sound e parecchie sovraincisioni degli stessi Beatles, la scaletta viene modificata sia nell’ordine che nella sostanza (sono tagliate le due incompiute Dig It e Maggie Mae e ripristinata Don’t Let Me Down) e il tutto ripubblicato con il titolo LET IT BE… NAKED.

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