THE PINEAPPLE THIEF – Roma, Largo Venue, 22/2/2019
Dopo vent’anni di carriera, Bruce Soord porta finalmente a Roma i suoi Pineapple Thief, in un Largo Venue pieno di appassionati del suono che i Porcupine Tree di Steven Wilson, numi tutelari della band di Somerset, avevano reso popolare nella Capitale già negli anni ’90. Il quintetto sale sul palco alle 22, dopo una puntualissima apertura da parte della all star band degli O.R.k. (con Colin Edwin dei Porcupine Tree e Pat Mastelotto dei King Crimson – schierati insieme a Lorenzo Esposito Fornasari e Carmelo Pipitone): Gavin Harrison prende posto dietro ai tamburi tra gli applausi, e già dalle ritmiche dell’apertura di In exile viene fuori il suono pulito e aggressivo degli ultimi due dischi della band, che il batterista di Porcupine Tree e King Crimson ha contribuito a spostare da un ambito più tradizionalmente prog alle atmosfere rock di In Absentia e Deadwing.
Una scaletta efficacissima, concentrata sul recentissimo Dissolution e sul precedente Your Wilderness, con qualche rara puntata su brani antichi amati dagli appassionati della band (la entusiasmante Part Zero, la Snowdrops che chiude il bis): l’acustica del Largo Venue rende giustizia alle dinamiche delle composizioni di Soord e agli strappi di una sezione ritmica solidissima. Anche se nel catalogo del quintetto mancano forse potenziali hit à la Wilson, singoli come la già citata In Exile o la cupa Threatening War riescono a brillare e a trascinare la platea.
Oltre novanta minuti tra scaletta e bis invocato a gran voce dalla folla entusiasta, con un alternarsi di pause acustiche e assalti, di quadretti corali rilassati e suite dalle accelerazioni più marcatamente prog: al termine del tour de force, Soord e compagni sono stanchi ed eccitati: a vederli dal vivo con questa formazione d’assalto si capisce che i Pineapple Thief meritano tutto il successo che stanno finalmente raccogliendo.
Dovremmo venire più spesso a Roma! – ha gridato Soord all’inizio del bis: la prendiamo per una promessa – e varrà sicuramente la pena tornare a vederli.
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