Live report

Pubblicato il Agosto 27th, 2016 | by Paolo Carnelli

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TONY PAGLIUCA – Roma, Teatro Lo Spazio 29/03/2012

Era il 2002 quando Tony Pagliuca annunciava la ripresa del suo cammino musicale, e in questi anni le sorprese non sono certamente mancate. Il concerto per “pianoforte solo” è il punto di arrivo di un cammino che l’ex tastierista delle Orme ha portato avanti con caparbietà e ammirevole dedizione…

E’ stato con ogni probabilità nel 2006, durante le prove per l’eccezionale concerto al Prog Fest di Verona con David Jackson, Nic Potter e Tolo Marton, che deve essere germogliata in Tony Pagliuca l’idea di cimentarsi in un progetto che vedesse protagonista il pianoforte solo: la configurazione stessa dello spettacolo, che prevedeva nella parte iniziale una serie di duetti acustici con Pagliuca impegnato al piano, rappresentava già un’indicazione chiara di quanto stesse a cuore dell’artista abruzzese quest’area di espressione. Il successo dei lavori per piano solo di Allevi, Bollani ed Einaudi e il rinnovato interesse del pubblico per la dimensione pianistica della musica ha poi dato a Tony l’ultima spinta e nel 2010 ha così visto la luce Apres Midi: dodici brani, quarantasei minuti di musica delle Orme riletta al pianoforte. Da quel momento Pagliuca non si è più fermato, e ha provato a portare sul palco il suo nuovo progetto, attraverso una serie di concerti in cui la parte musicale si è andata ad accompagnare a quella narrativa, valorizzando anche la capacità e la disponibilità del buon Tony a interagire con il pubblico.

Così il 29 marzo 2012 lo spettacolo, significativamente intitolato “Canzoni senza parole – Tony Pagliuca al pianoforte”, è finalmente arrivato anche nella Capitale, al Teatro Lo Spazio, piccola sala a due passi dalla Basilica di S.Giovanni in Laterano. Una serata per pochi eletti, ma dal valore artistico ed emotivo notevole: performance intima, anche coraggiosa, l’occhio di bue sul pianoforte verticale posizionato al centro della scena, il musicista che si mette in un certo senso a nudo insieme alla sua musica, diventando vulnerabile. Una prova impegnativa per qualsiasi artista, ancor di più per chi non ha mai fatto della tecnica pura il suo punto di forza, oltretutto in un periodo (gli anni settanta) in cui i virtuosi delle tastiere esaltavano le folle. Uno spettacolo diviso in due parti: la prima con le canzoni scritte da Tony al pianoforte nel corso della sua carriera “solista” – alcune inedite, altre poco conosciute come la struggente Tramonto Rosso, felice commistione tra l’Ave Maria di Schubert e Bandiera Rossa – la seconda parte dedicata alle composizioni delle Orme, già affrontate con successo in Apres Midi. E proprio qui, al di là del legame affettivo del pubblico con questo materiale, è venuto fuori il valore aggiunto di uno spettacolo del genere, ovvero la possibilità di apprezzare e toccare con mano la “composizione pura” che sottende non solo i grandi classici come Gioco di bimba (la versione per solo piano arrangiata insieme a Giampiero Reverberi è forse ancora più bella dell’originale), Cemento armato o Collage, ma soprattutto episodi “minori” come VenerdìSe io lavoro, in cui la scrittura di Pagliuca, isolata ed esaltata dalla nuova veste pianistica rifulge di una luce purissima. Nei bis c’è spazio anche per una ritrovata Canzone d’Amore, anch’essa rimodellata splendidamente sui tasti d’avorio: «Forse farà parte della nuova raccolta di brani delle Orme al pianoforte a cui sto lavorando» confida Tony. Vista l’ottima riuscita di Apres Midi, ci auguriamo vivamente che ciò accada.

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