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Pubblicato il Novembre 9th, 2021 | by Paolo Formichetti

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Diego Banchero (Il Segno del Comando)

Diego Banchero è un bassista e compositore genovese noto principalmente per essere il leader della band Il Segno del Comando, straordinario ensemble dedito a un dark progressive oscuro e inquietante. Nel corso di una lunga carriera musicale iniziata nel 1985, Banchero ha prestato il suo talento anche a numerose altre formazioni quali Malombra, Zess, Wild Hawks, Egida Aurea, Blooding Mask e Ballo delle Castagne. Attualmente è al lavoro sulla nuova e imminente uscita del Segno del Comando: un concept dedicato al romanzo di Gustav Meyrink IL DOMENICANO BIANCO che chiuderà la trilogia su questo autore iniziata con DER GOLEM (2002) e proseguita con IL VOLTO VERDE (2013). Ecco i suoi dieci dischi dell’isola deserta…

ANIME SALVE – Fabrizio De Andrè (1996)
Da genovese sono cresciuto a “pane e cantautorato”. Dovrei citare anche un sacco di altri artisti che hanno scritto nel nostro dialetto (cosa che Faber, a sua volta, ha fatto in alcuni momenti), ma lo spazio è davvero troppo poco, cosi mi accontento di scegliere questo album in cui ci sono tracce a me molto care e che, quando sarò sull’isola deserta, mi ricorderanno la mia Genova. Confesso che sarò molto dispiaciuto di non poter portare con me ALICE CANTA BATTIATO, per restare sul cantautorato colto che amo molto.

UNLEASHED IN THE EAST – Judas Priest (1979)
Ho iniziato a suonare grazie ai Judas. Sono stati loro a farmi scattare quella scintilla interna che ha dato fuoco alle polveri. Non posso esimermi, quindi, di portare con me questo live che è un compendio della canzoni del loro primo periodo di attività, che tanto ho amato. Le tracce contenute in questo disco riescono a farmi commuovere tuttora.

LIVE AFTER DEATH – Iron Maiden (1985)
Scelgo questo live per il fatto che sono presenti tutti i brani che più ho amato degli Iron Maiden. Questa band, per ovvi motivi, mi ha fatto capire che il basso poteva avere un ruolo principale all’interno di un gruppo. Altre due formazioni che, come i Maiden, ebbero un grosso merito in tal senso (ovvero di farmi uscire dal ruolo di comprimario che tanti bassisti ricoprono) sono stati gli Who di John Entwistle e la David Lee Roth Band di EAT ‘EM AND SMILE con Billy Sheehan al basso.

PARANOID – Black Sabbath (1970)
Il mio cuore darksound ha un grosso debito con quest’album (e anche con altri album dei grandi Black Sabbath). Sono passati tanti anni, ma non mi stanco mai di ascoltarli e ogni volta resto basito dinanzi a tanta bellezza.

8:30 – Weather Report (1979)
La prima volta che ho ascoltato i Weather Report sono rimasto folgorato! Jaco non è stato il primo bassista virtuoso a influenzare la mia formazione, ma è sicuramente colui che mi ha spinto verso lo studio del jazz. Album immancabile!

LIVE ONE SUMMER NIGHT – Paco De Lucia (1984)
C’è stato un periodo in cui sono stato completamente affascinato dal sound acustico di Paco del Lucia. Questo live è davvero incredibile e lo preferisco al ben più noto FRIDAY NIGHT IN SAN FRANCISCO, che pur sempre adoro. Qui tutta la band suona davvero a livelli pazzeschi e la varietà, anche dal punto di vista degli arrangiamenti, è tanta.

KIND OF BLUE – Miles Davis (1959)
Disco a cui non posso rinunciare per il mio amore per il bebop. Ci hanno suonato alcuni musicisti a me molto cari come Jimmy Cobb, con cui ho avuto l’onore di studiare e suonare in jam session più volte e Paul Chambers che è uno dei miei contrabbassisti preferiti (ovviamente tutti i musicisti presenti in questo album sono stati per me fondamentali). Sono dispiaciuto di non aver potuto inserire anche GIANT STEPS di John Coltrane, ma lo spazio in valigia è davvero troppo limitato.

MOROCCAN ROLL – Brand X (1977)
I Brand X sono una delle mie band preferite nell’ambito del jazz rock/prog. Ho amato molte altri formazioni che ora non posso inserire nella lista. Alcune di esse sono italiane (come ad esempio Perigeo, Napoli Centrale e Area) e altre straniere (Uzeb, Magma, Eskaton…). In questo album, che non è il solo di questo gruppo che io apprezzi, c’è una sezione ritmica in gran spolvero composta da Percy Jones e Phil Collins.

ROLLER – Goblin (1976)
Ho dovuto farmi violenza per scegliere tra questo e PROFONDO ROSSO. Però alla fine ho optato per un disco molto più suonato, in cui la band non ebbe il limite di produrre un Lp con lo scopo di farne principalmente una colonna sonora. Non ho mai fatto segreto del fatto che i Goblin sono una delle mie massime influenze dal punto di vista compositivo.

ELEGANT GIPSY – Al Di Meola (1977)
Uno dei limiti di tanta musica jazz rock/fusion è quello di trascurare la composizione per concentrarsi sul virtuosismo dei singoli strumentisti. Al Di Meola ha invece sempre scritto degli album che sono dei capolavori dal punto di vista della bellezza della musica in essi contenuta; questo senza trascurare di esprimere a pieno il suo impareggiabile virtuosismo.

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