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Pubblicato il Settembre 8th, 2016 | by Paolo Carnelli

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Gazzara Plays Genesis – Play Me My Song (2014)

Tracklist

CD1
1.Horizons (1:33)
2.Watcher of the Skies (5:09)
3.Dancing with the Moonlit Knight (8:08)
4.Firth of Fifth (9:25)
5.After the Ordeal (4:00)
6.The Cinema Show (11:28)
7.The Chamber of 32 Doors (4:58)
8.The Lamia (6:55)
9.For Absent Friends (2:18)
10.The Knife (9:09)

CD 2
1.A Trick of the Tail (4:43)
2.Mad Man Moon (7:21)
3.One for the Vine (9:27)
4.Blood on the Rooftops (5:16)
5.Duke’s Travels (8:21)
6.Duke’s End (2:31)
7.Time Table (5:10)
8.Seven Stones (5:09)
9.The Musical Box coda (2:48)

Etichetta Irma Records/2CD

Personell
Francesco Gazzara (Bosendorfer Grand Coda piano, Hammond B3 and M100 organs, Fender Rhodes, Korg MS 20, Kawai upright piano, harpsichord, vibes, bouzouki, tambourine) ● Dario Cecchini (flute, G flute, soprano sax, alto sax, tenor sax, baritone sax, bass clarinet) ● Fabrizio Paoletti (violin) ● Giulia Nuti (viola) ● Giorgia Pancaldi (cello) ● Stefano Corato (production and mix assistant)

Il mito Genesis, soprattutto in Italia, è decisamente duro a morire. Basti pensare al contingente sempre più corposo di Genesis tribute bands (più o meno dotate di maschere ed effetti speciali) che si prodigano in accurate riproposizioni dal vivo degli spettacoli che furono. In questa costante e a tratti ridondante celebrazione della produzione genesisiana, il progetto “Gazzara Plays Genesis” merita però un discorso a parte: innanzitutto perché il suo fautore e interprete, il pianista e compositore Francesco Gazzara, è uno che la musica dei Genesis l’ha studiata con passione per tanti anni. In secondo luogo, perché la sua attività nel mondo delle library e delle colonne sonore gli ha permesso di sottrarsi alla tentazione di realizzare l’ennesima reinterpretazione per pianoforte dei brani di Gabriel e soci, concentrandosi piuttosto su una prospettiva pittorica, che potesse trasformare idealmente le canzoni dei Genesis nelle tracce di una immaginaria colonna sonora. Dodici sono stati i mesi che ci sono voluti per ultimare il progetto, partendo dalle riprese audio di un maestoso Bosendorfer Grand Coda effettuate all’interno della Sala Assunta (Stato Vaticano). In un secondo momento sono state invece completate le sovraincisioni: un trio di archi e numerosi strumenti a fiato, oltre all’inserimento di un bell’arsenale vintage (organo Hammond, Mellotron e sintetizzatori). Inutile dire che molte delle partiture sono state scritte e ricostruite appositamente per l’occasione, ma sempre mantenendosi nell’ambito di arrangiamenti fedeli alla struttura dei brani originali, e soprattutto senza mai scadere in inutili eccessi di virtuosismo. Ecco dunque scorrere, immortalati da una registrazione limpidissima, diciannove brani dei Genesis periodo 1971 – 1980: la melodia vocale viene “presa in prestito” di volta in volta da strumenti diversi, che si alternano tra loro anche all’interno dello stesso pezzo. Fin da subito la (ri)scoperta risulta decisamente appassionate: le lente oscillazioni in assenza di gravità di Watcher of the Skies, evocate dal pianoforte arpeggiato, sono solcate da un violoncello che sembra distendersi nel vuoto come l’immaginaria scia di una piccola navicella spaziale; l’ariosa sezione strumentale di The Cinema Show vede inaspettatamente il pianoforte farsi portavoce al tempo stesso di ritmica, armonia e melodia, comprese le complesse parti di sintetizzatore, sfociando in una coda impreziosita dall’uso del vibrafono; The Lamia, forse la vetta dell’intera produzione musicale del gruppo inglese, si giova dell’alternarsi di archi e flauto, in un capolavoro neoclassico di equilibrio e compostezza. Le sorprese non mancano anche nel secondo dischetto, quello contenente i nuovi arrangiamenti dei brani del “periodo Collins”, quando cioè è la penna di Tony Banks a diventare protagonista: il trittico costituito da A Trick of the Tail, Mad Man MoonOne for the Vine evidenzia infatti la straordinaria capacità del tastierista di passare dalle atmosfere quasi beatlesiane della title track dell’album del 1976 al romanticismo pregno di malinconia dei due brani successivi. Imperdibile, per gli appassionati doc, l’edizione in doppio vinile gatefold che, lasciatecelo dire, suona ancora meglio di quella in cd.

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