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Pubblicato il Gennaio 25th, 2017 | by Paolo Carnelli

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Peter Hammill – Pno, Gtr, Vox (2011)

Tracklist
CD 1: piano
1. Easy to slip away
2. Time Heals
3. Don’t tell me
4. Shell
5. Faculty x
6. Nothing Comes
7. Gone ahead
8. Friday afternoon
9. Traintime
10. Undone
11. The Mercy
12. Stranger Still
13. Vision

CD 2: guitar
1. Comfortable?
2. I will find you
3. Driven
4. The Comet, the Course, the Tail
5. Shingle Song
6. Amnesiac
7. What’s it worth?
8. Ship of fools
9. Slender threads
10. Happy hour
11. Stumbled
12. Central hotel
13. Modern
14. Ophelia

Etichetta Fie Records/CD

Durata 141’19’

Personell
Peter Hammill (Piano, Guitar, Vox)

Quando nel 1978, al termine dell’esperienza con i Van der Graaf, Peter Hammill riprese ad esibirsi dal vivo come solista, dichiarò che quei particolari concerti che lo vedevano accompagnarsi unicamente con la chitarra acustica e il pianoforte avevano l’obiettivo di svelare “the skeleton of songs”, ovvero “lo scheletro delle canzoni”. Un formato impegnativo e coraggioso, calcolando anche che, non essendo Hammill un virtuoso dello strumento, tutto il peso e l’attenzione della performance ricadevano sull’interpretazione vocale e sulla qualità intrinseca delle composizioni. Fatto sta che negli anni successivi e fino ai giorni nostri, la scarna formula del live in solitudine è rimasta quella più adottata da Hammill nei suoi concerti: pur se inframmezzata da esibizioni in gruppo, in duo o in trio, è diventata anche quella più apprezzata dagli stessi fan dell’artista inglese, grazie soprattutto all’alto tasso di imprevedibilità che la caratterizza e al repertorio quasi infinito di canzoni a cui Peter può attingere. Undici anni dopo il doppio live TYPICAL ecco dunque un nuovo prezioso documento dell’Hammill live in versione “solo”, grazie a questo PNO, GTR, VOX che propone ventisette brani registrati in varie location (Regno Unito e Giappone) nel 2010. Il primo CD raccoglie tredici pezzi cantati e suonati al pianoforte (tra cui spiccano un’intensa Time Heals e una concitata e rabbiosa Traintime), mentre il secondo ospita quattordici tracce in cui ad accompagnare la voce, sempre splendidamente espressiva, è invece la chitarra acustica. E in questo dischetto le sorprese non mancano, grazie alla presenza di canzoni come Slender Threads o What’s It Worth, provenienti addirittura dal secondo album solista di Hammill, CHAMELEON IN THE SHADOWS OF THE NIGHT del 1973, o di rarità live quasi assolute come Ship of Fools, b-side dell’unico 45 giri pubblicato dai Van der Graaf nel 1977. La palma del brano più emozionante va però sorprendentemente a Central Hotel (da SITTING TARGETS del 1981), in cui la chitarra secca e stoppata, quasi un dobro, e la vocalità caleidoscopica e ricca di sfumature di Hammill costruiscono un vero e proprio manifesto alla poetica e alla temerarietà di questo straordinario artista.

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