Pubblicato il Ottobre 23rd, 2020 | by Paolo Formichetti
0Arch / Matheos – Winter Ethereal (2019)
01. Mourner’s Hill
02. To The Grave
03. Tormentor Of The Young
04. Tyrellian
05. No More Wishes
06. Race Into The Wasteland
07. Bad Machine
08. Escape From The Witch House
09. The Dark Blood Of Fate
10. Lullaby For Deep WatersLimina
Etichetta Metal Blade
Durata 68’05”
Jim Matheos (guitars) ● John Arch (vocals)
Jim Matheos è da sempre il leader e chitarrista dei Fates Warning, una delle band più importanti nel vasto panorama metal-prog sia dal punto di vista storico, essendo stata tra le prime a proporre un tale genere, che artistico, avendo realizzato numerosi album di qualità eccelsa. Gli inizi dei Fates Warning sono stati tuttavia più nel solco della New Wave Of British Heavy Metal e il passaggio al prog-metal si è avuto solo in occasione dell’avvicendamento tra il cantante John Arch (deciso a uscire dal music business) e il validissimo sostituto Ray Alder. I rapporti tra Arch e Matheos non si sono tuttavia mai interrotti tanto che i due avevano già in passato realizzato un disco insieme (SYMPATHETIC RESONANCE, nel 2011), oltre ad aver recentemente riproposto AWAKEN THE GUARDIAN dal vivo con la formazione originale dei Fates Warning.
WINTER ETHEREAL è il nuovo lavoro in studio che Matheos realizza affidando il microfono all’ex collega e avvalendosi di una nutrita schiera di musicisti, tra i quali possono essere annoverati numerosi membri ed ex membri dei Fates Warning (Mark Zonder, Joey Vera, Bobby Jarzombek, Joe DiBiase, Frank Aresti) ma anche il batterista Baard Kolstad dei Leprous, il mitico bassista ex Death, Steve Di Giorgio e il batterista session-man Thomas Lang, già collaboratore di Peter Gabriel e Steve Hackett. Con un gruppo di musicisti di tale livello, un Matheos fortemente ispirato realizza una sequenza di brani di lunghezza medio-alta di solidissimo prog-metal che solo a tratti richiama i Fates Warning. Le nove tracce, dall’apertura di Vermillion Moons alla suite finale Kindred Spirits, sono caratterizzate da strutture complesse, sicuramente di non immediata assimilazione ma assolutamente geniali per costruzione e arrangiamento.
John Arch, a dispetto dell’età anagrafica, si mostra in ottimo stato di forma con una voce maturata nel timbro ma sempre di grande potenza il cui unico difetto, lo stesso fin dagli esordi, è quello di disegnare linee vocali sicuramente di difficile esecuzione ma che si mantengono su un registro acuto praticamente per tutta la durata del lavoro. Tale omogeneità, perfetta per il metal di ispirazione maideniana dei primi Fates Warning, si sposa meno bene con lunghi brani articolati e cangianti, risultando alla lunga un po’ faticosa (non per niente il passaggio al prog-metal dei Fates Warning coincise con l’arrivo di Ray Alder, cantante capace di “strillare” ma anche, all’occorrenza, di variare la propria tavolozza sonora).