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Pubblicato il Febbraio 18th, 2019 | by DDG

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SOUTHEND ON SEA (Mark Eitzel, 1996)

La coppia passeggia senza parlare sul lungomare rovente di Southend-on-Sea, Essex, a migliaia di chilometri dalla California da cui viene lui: lei contiene la rabbia verso l’altro che si guarda intorno assorto, colpito forse dall’acqua così poco invitante e dal senso di vecchio che emanano le strutture turistiche – potrebbe essere  nostalgia anni ’50, ma sembra piuttosto qualcosa che vuole prenderti e tirarti giù. Memorie viventi di giorni buttati e notti buttate amaramente, e tutti sulla passeggiata partecipano al tuo silenzio – perché io ho sempre torto, baby, e tu hai sempre ragione. Quando lei finalmente esplode, un ritornello memorabile apre la canzone che durante la camminata era rimasta statica e compressa, nel cantato scat di un tono trattenuto, il fermo immagine dei due vicini e divisi. Ora loro si bloccano, lei grida e tutto inizia a muoversi.

You said to me: “You’re from California and you laugh too easily”

You said to me: “You just let things happen that are killing me”

Tra gli effetti collaterali dell’esplosione di NEVERMIND (1991) c’è sicuramente la corsa all’oro dei prossimi Nirvana scatenata tra le major discografiche statunitensi: per qualche anno, anche i più ostili outsider avrebbero potuto avere un’occasione – perfino il crooner Mark Eitzel e i suoi poco concilianti American Music Club, col loro slowcore fatto di melodie lente e cupe su sfondi minimali. Oggetto di culto underground in Europa più che in patria, gli American Music Club incideranno pochi dischi (memorabili) prima di implodere, lasciando in eredità a Eitzel la visibilità necessaria a spuntare un contratto con la Warner Bros, comprensivo di un budget rilevante per il suo vero esordio solista.

L’ironia del cantautore americano traspare già dal titolo dell’opera: nel raggio di luce di speranza da 60 watt si riflette il sarcasmo amaro che segna tutta la sua carriera, così traballante a dispetto di una penna tanto spesso ispirata. E però, con una band solida e degli arrangiamenti quasi jazz alle spalle (con Mark Isham a punteggiare con la tromba tanti passaggi topici), le composizioni malinconiche di Eitzel guadagnano uno spessore quasi radiofonico, le rarefazioni degli American Music Club diventano ombre nitide, e per un attimo sembra davvero che possa esistere uno spazio nel mondo anche per lui – e sicuramente così penseranno tanti amici musicisti, da Peter Buck dei REM, con cui Eitzel lavorerà subito dopo questo disco, fino a Bernard Butler dei Suede, che lo supporterà nel recente HEY MR. FERRYMAN (2017), il suo ritorno ai fasti (sonori) degli anni ’90.

You said to me: “Are you the Scarecrow, the Tin Man or are you Dorothy?”

You said to me: “I’m beginning to think that you’re a part of the enemy”

You said to me: “If I was drowning would you save me from Southend-on-Sea?”

L’immagine di Eitzel con la barba incolta, la bocca stirata in un sorriso stanco, lo sguardo nello stesso tempo vivo e scuro, si specchia nella lite dei due della canzone. La mia vita con te era una nuvola nera sospesa nell’aria, lei che grida mentre lui resta con un’espressione difficile da decodificare, quella di uno che non è lì – vieni dalla California e ti viene da ridere per qualsiasi sciocchezza!

Anche la musica è quasi allegra, o forse no, gli accordi non sostengono la forza delle linee della tromba: e tutto resta nel vuoto come la nuvola nera, mentre percepiamo che manca qualcosa, come ai personaggi del Mago di Oz, evocati nel testo stemperando la burrasca in qualcosa di differente. Ma alla fine, nonostante tutti i segnali negativi, la canzone trasmette un’energia inattesa, nella contraddizione tra intensità e distacco che caratterizza da sempre Eitzel.

Inizio a pensare che tu sia parte del nemico, dice lei alla fine: una chiusura sulla storia della coppia della canzone, ma anche un’etichetta su quella dell’autodistruttivo Eitzel, per il quale 60 WATT SILVER LINING non sarebbe diventato quel soffio di vento che si porta via l’odore di resa: ma questo disco, un’opera fuori dai generi e dal tempo scomparsa troppo presto dai cataloghi, dimenticata nelle acque di Southend-on-Sea, resta tra i capolavori della discografia di uno dei più ispirati cantautori statunitensi.



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